Rimini, “i miei giorni tra insulti dal balcone e minacce di sfratto”: l’incubo della ex Navigator nel condominio

Rimini

Conclusa nell’autunno 2022 l’esperienza da “Navigator” dopo tre anni spesi a cercare di fornire percorsi e opportunità lavorative alle persone in difficoltà, si sta rimettendo in gioco con la determinazione che l’ha contraddistinta fin da quando nel 2002 ha lasciato il Piemonte ed è scesa a Rimini per un master in Economia del turismo, lei laureata in Giurisprudenza. Federica ha fatto concorsi, svolto diverse occupazioni, dal 2009 vive in affitto in un appartamento sul mare a Rimini nord e dal 2019 è stata selezionata appunto fra i 3mila navigator operativi in tutta Italia, otto per il Centro per l’impiego di Rimini, non risparmiandosi mai neanche in tempi di Covid.

“Casa dolce casa”

Oggi si trova al centro di una battaglia che la accomuna a tante persone, ma sembra quasi insormontabile anche per lei: la ricerca di una casa in cui vivere.

«Per tutta una serie di situazioni al limite del surreale rimanere dove sto da una quindicina d’anni è diventato quasi impossibile fra “dispetti vari”, “minacce di sfratto” e convivenza con parte del vicinato diciamo problematica, ma trovare un appartamento in questa città è quasi più difficile che vincere al Superenalotto» commenta con una vena di amarezza, rivelando: «Sto facendo anche concorsi per poter arrivare a un contratto a tempo indeterminato con cui acquistare casa e faccio un appello a chi ha stabili in locazione attraverso queste colonne perché non so quanto riuscirò a resistere altrimenti senza dover tornare in Piemonte da mia madre, fra l’altro anziana e con problemi di salute. Questo nonostante sia una persona laboriosa, socievole, rispettosa e amante della vita, che si è fatta andare bene negli anni anche situazioni domestiche non certo ottimali perché l’appartamento sul mare mi concede la possibilità di poter fare le mie meditazioni, passeggiate in acqua e avere i miei spazi senza infastidire nessuno».

Dal Paradiso all’Inferno

«I proprietari della palazzina in cui vivo dal 2009 stanno all’estero e l’amministratore non è presentissimo, ma nonostante tutto non ci sono stati problemi fino al 2020. Al periodo successivo al primo lockdown. Lì sono successe alcune cose spiacevoli che hanno ingenerato reazioni a catena al limite del surreale e ora sono costretta a vivere senza caldaia e dopo aver ricevuto anche una minaccia di sfratto» prosegue, tratteggiando gli episodi principali: «Uno dei figli dei proprietari nell’agosto 2020 si è presentato lamentando il ritardo di una settimana sull’affitto e quando ho risposto che avevo sempre pagato regolarmente e attendevo il padre per fargli vedere delle infiltrazioni e delle problematiche dello stabile la discussione si è animata un po’ e qualche giorno dopo mi è stato detto che avrei dovuto riverniciare tutto, mettere mobili nuovi e andarmene. Una sorta di minaccia di sfratto senza fondamento, vista la mia preparazione in materia legale. Nel contempo, la vicina con cui avevo sempre avuto rapporti molto cordiali e un altro vicino hanno iniziato a intromettersi e quest’ultimo a farlo anche con modi e toni pesanti».

È stato l’inizio di mesi che definire complicati è un eufemismo. «Nel tempo un altro figlio del proprietario ha provato a costringermi a mettere in casa mobili che non servivano, ho fatto un accordo verbale poi messo per iscritto con il padre in merito agli aumenti Istat, ma soprattutto sono arrivati altri episodi spiacevoli da parte del vicinato: male parole quando sono sul balcone, addirittura insulti alla presenza di mia madre che era venuta a farmi compagnia e assistermi dopo un intervento alle corde vocali cui sono stata sottoposta (sono arrivata a chiamare i carabinieri in qualche occasione) o anche registrazioni con il cellulare quando rispondo. Tutte cose che mi turbano quando dovrei fare una convalescenza tranquilla e vorrei poter studiare in santa pace per i concorsi. Siamo arrivati anche a, diciamo così, dispetti quali il trovare la bicicletta bucata tre volte, la targa dello scooter danneggiata, il tappeto di casa sparito...» prosegue Federica, aggiungendo: «In casa non c’è la caldaia, non me la vogliono installare, devo scaldarmi l’acqua per fare la doccia e sturarmi i lavandini da sola e quando faccio presente queste cose mi si fanno storie sul contratto e mi hanno inviato una lettera in cui mi annunciano che dal 2025 non me lo avrebbero più rinnovato. Sono una persona che somatizza e ho subito tre interventi in qualche mese, tanto sono delusa perché penso che vogliano buttarmi fuori. Da tempo sto cercando casa un po’ ovunque, ma non si trovano da nessuna parte e sto valutando purtroppo di dover tornare in Piemonte, nonostante sia laureata, abbia sempre lavorato e pagato l’affitto». Quindi la chiosa amarissima: «Per il Centro per l’impiego ho motivato persone, le ho spronate a cercare lavoro e devo masticare amaro con la paura a tornare a casa dopo tutti i dispetti subiti?».

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