Rimini. Hotel Gobbi, otto persone indagate, sottratte caparre a oltre 200 clienti

Rimini

Otto indagati per associazione a delinquere e truffa ai danni di oltre 200 persone. è il riassunto di un anno e mezzo di indagini dopo lo scoppio della bufera sull’hotel Gobbi, la struttura a due stelle di Marebello, in viale Siracusa, finita alla ribalta della cronaca nazionale nel periodo di Ferragosto del 2022 per via delle “camere fantasma”, le caparre versate dai clienti (o quanto meno aspiranti tali) e poi sparite nelle tasche dei gestori dell’albergo che, a discapito di quanto assicurato ai vacanzieri, non riservavano loro alcuna stanza.

I più sfortunati erano addirittura arrivati all’hotel per scoprire solo al bancone della reception che non c’era nessuna stanza pronta ad accoglierli, nonostante la caparra versata.

è bene precisare che la famiglia proprietaria dei muri dell’hotel Gobbi è del tutto estranea alla faccenda: tra gli otto indagati non figura infatti nessuno di loro.

L’avviso

A ricevere l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, coordinate dal pubblico ministero Daniele Paci, sono stati infatti quattro soggetti identificati quali amministratori di fatto, insieme a un uomo e una donna formalmente assunti come receptionist (i cui contocorrenti - a volte esteri, ad esempio in Irlanda - venivano talvolta usati per i pagamenti degli sfortunati “clienti”), un uomo risultato svolgere la mansione di “guardia del corpo” e un italiano di 35 anni in qualità di prestanome. Secondo quanto appurato nelle indagini, il 35enne (assistito dall’avvocato Massimiliano Orrù come atri quattro degli otto indagati) avrebbe accettato, dietro pagamento, di intestarsi il contratto di locazione dell’hotel Gobbi, costituendo un’apposita impresa individuale e aprendo a suo nome 27 conti correnti e numerose utenze telefoniche da utilizzare per mandare avanti la gestione.

Il disegno criminoso tracciato dalla Procura vede infatti tutti i soggetti partecipare, secondo il proprio ruolo, a mettere in atto la truffa ai danni dei cittadini che prendevano contatti con l’hotel di Marebello, attratti dalle vantaggiose offerte pubblicizzate attraverso Booking e altri portali di ricerca. Da qui, la contestazione di associazione a delinquere, oltre a quella di truffa.

Il modus operandi

Le indagini hanno permesso di appurare (anche grazie alle numerose denunce sporte dalle persone truffate) che molti dei clienti, dopo aver prenotato tramite Booking, venivano ricontattati dalla reception per cancellare la prenotazione dal sito e farla direttamente con loro, dopo aver versato una caparra, spesso di 200 euro. A volte, però, i soldi incassati erano anche molti di più: in alcuni casi, la cifra trattenuta superava addirittura i 1.000 euro, e spesso viaggiava intorno ai 500. In alcuni casi, addirittura, venivano addebitate alla carta di credito del “cliente” cifre (anche di 1.500 euro) che si era pattuito di versare solo al momento del check in. Ragion per cui, per alcuni degli indagati, si ravvisa anche il reato di indebito utilizzo delle carte di credito.

Lo scandalo

Dopo lo scandalo, anche mediatico, l’11 agosto 2022 l’hotel in viale Siracusa era stato chiuso dalla Polizia locale e dalla polizia di Stato per violazione delle normative antincendio. Apposti i sigilli, i vacanzieri all’interno (una quarantina) erano stati fatti sgomberare, non senza proteste e sceneggiate da parte di chi pretendeva di essere interamente rimborsato dal Comune per via della vacanza interrotta.

Nel frattempo, la struttura ha cambiato gestione e riaperto sotto una nuova insegna e nuovi proprietari. Per quanto attiene la vecchia gestione dell’hotel, quella al centro delle contestazioni, nessuno degli indagati è stato raggiunto da misure cautelari. Per loro si attende quindi l’evolversi della vicenda giudiziaria.

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