Rimini. «Genitori, prendete sul serio il gioco con i figli», i consigli del pedagogista ludico

Rimini

«Giocare con i figli non è un gioco perché influenzerà il modo con cui da adulti interagiranno con gli altri». Ce lo spiega Antonio Di Pietro, pedagogista ludico, spesso in prima linea in Romagna, e docente a contratto alla Scuola di Studi Umanistici e della Formazione dell’Università di Firenze nonché presidente dei Cemea (Centri d’esercitazione ai metodi dell’educazione attiva) della Toscana.

È importante che i genitori trovino del tempo per giocare con i figli?

«Certo, ma è fondamentale che gli adulti giochino sul serio, così come fanno i bambini. Avete mai notato la faccia dei più piccoli quando giocano? Se ci venissero sottoposte delle foto dei loro volti, senza spiegarci cosa stanno facendo, ci verrebbe da pensare che si tratta di qualcosa di molto impegnativo. Tradotto? I bambini si accorgono subito se un adulto partecipa con poco trasporto al gioco. All’opposto la condivisione di questo piacere permette ai figli di sentirsi valorizzati in quel giocoso modo di conoscere se stessi, gli altri e il mondo. Dunque è importante giocare con i figli lasciandosi andare dove ci porta il gioco».

Quanto contano le regole?

«Bisogna essere consapevoli che il nostro ruolo non può sostituire l’importanza di giocare fra bambini. Ciò che accade durante un gioco fra pari di rado lo riscontriamo fra adulti e bambini. Pensiamo a quanto può avvenire prima di un gioco. I bambini trascorrono così tanto tempo a contrattare le regole fra loro che talvolta il gioco tanto discusso non inizia neanche. Momenti come questi rappresentano una parte fondamentale, dove la prospettiva del gioco diventa una motivazione a praticare l’arte del dialogo, a riconoscere il valore delle regole. E se ci vien voglia di intervenire? Meglio attendere il più possibile cosicché i bambini imparino a ricercare soluzioni in modo autonomo».

Quali rischi si prospettano in mancanza di gioco libero?

«Diversi studi fanno emergere una correlazione: gli adolescenti che hanno avuto poche occasioni di gioco libero sono più soggetti a ansia e depressione, mentre quelli che hanno avuto tempi e spazi per giocare in modo autonomo, ancor meglio se all’aperto e insieme a altri bambini, risultano più ottimisti, autonomi e intraprendenti. Questo non può lasciarci indifferenti, perché il gioco autonomo non è tempo perso ma tempo guadagnato».

​Un gioco utile?

«Dopo i sei anni il tempo del gioco autonomo viene sempre più eroso da uno stile di vita organizzato, dove c’è un adulto che dice cosa fare. Eppure i bambini hanno bisogno di tempo libero e liberato e di trovarsi fra loro per inventarsi cosa fare, anche “inciampando” nella noia. Hanno bisogno, in sostanza, di prendere l’iniziativa. Perché il gioco è anche questo, richiede la scelta autonoma per decidere a cosa giocare e come giocare. Saper scegliere in modo autonomo è una competenza della vita non da poco in un mondo dai “luccicanti” richiami. Benissimo andare a scuola di musica, fare sport e altro ancora, quindi, ma altrettanto importante è organizzarsi in modo che i bambini possano incontrarsi fra loro, a casa degli amici, all’aperto. E se anche pensiamo con preoccupazione “Se fa a casa degli altri quello che combina a casa sua...” accordiamo comunque fiducia e vedremo che, quando i piccoli s’incontrano in due o in tre, il più delle volte sapranno stupirci in modo positivo».

Suggerimenti per mettere al bando gli schermi?

«Il gioco non è un’alternativa all’uso dei device come smartphone e tv. I bambini giocano senza che nessuno glielo vada a chiedere, quindi il giocare appartiene alla natura dell’essere umano. È un dispositivo basilare per la crescita che si rileva anche nel mondo animale. Al riguardo sono stati condotti studi che devono farci riflettere: i cuccioli di topi, deprivati del gioco, da grandi si sono mostrati in serie difficoltà nelle relazioni; invece gli orsi che hanno giocato molto sopravvivono più di quelli che hanno giocato poco. ​Tradotto? Occorre fare molta attenzione, affinché i bambini non perdano il tempo del gioco autonomo».

Quando tornerà in Romagna?

«A breve porterò il mio contributo all’interno delle iniziative promosse dal Tavolo distrettuale 0-6 - famiglie e servizi educativi - nidi e scuole d’infanzia del distretto di Riccione utili ad individuare ed accogliere i bisogni educativi e fornire sostegno al ruolo genitoriale delle famiglie del territorio. Questi gli appuntamenti di “laboratori per genitori e bambini”: il 2 dicembre dalle 16.30 alle 18.30 per “Giocare con niente” e il 3 dicembre dalle 16.30 alle 18.30 con “Il gioco dei perché: come i bambini apprendono”».

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