Rimini. Fiori, la crisi bussa anche al cimitero

Aperti da quasi 80 anni ma la crisi bussa anche al cimitero. «I fiori per i defunti sono un bene di lusso». Scuote la testa il 55ennne Carlo De Carli impegnato nell’attività di fioraio, con i fratelli Carla e Renato, da quando ne aveva 13. Tradizione vuole che il periodo dal 1° al 2 novembre, tra Ognissanti e la giornata commemorativa dei defunti, sia dedicata alla visita delle tombe per onorare i parenti che ci hanno lasciato. Un modo per abbellire con fiori e lumini loculi, cappelle e lapidi, ma anche l’occasione per abbracciare familiari che si vedono di rado. Ora il colpo di spugna.
La crisi degli ultimi anni, tra carovita e incertezze, sembrerebbe aver cancellato antiche consuetudini. A sostenerlo De Carli che con i fratelli appartiene alla terza generazione dell’attività di via dei Cipressi a Rimini, vicino al camposanto.
De Carli, come vanno le vendite?
«Sono giornate in linea con il 2022 e abbiamo venduto una discreta quantità di fiori freschi, ma il discorso cambia se allarghiamo lo sguardo a tutto l’anno. Ormai quasi tutti preferiscono acquistare fiori finti che durano almeno 365 giorni a fronte di una spesa irrisoria. Se nei giorni dedicati ai defunti il mercato regge, negli ultimi anni è calato quasi del 50%. Nota dolente l’estate: ormai teniamo chiuso il negozio tutti i pomeriggi allineandoci con i nostri colleghi. Non conviene tenere aperto a oltranza perché col caldo soffocante nessuno si avventura al cimitero. A diminuire è anche la quantità di fiori comprati di volta in volta: i rincari sono fioccati ovunque e la gente non ha più la disponibilità economica di un tempo. Ma non è tutto».
Quali sono le altre cause?
«È cambiata la mentalità. I nostri anziani tenevano molto alla cura delle tombe e per onorare la memoria dei defunti, stringevano la cinghia. Anche le visite erano più frequenti, talvolta giornaliere. Al contrario le nuove generazioni si limitano a un giro per le feste comandate, come ad esempio il 2 novembre, Natale e Pasqua».
Fiori più venduti?
«In questa settimana senz’altro le orchidee e i tradizionali crisantemi. Abbiamo mantenuto i prezzi in linea con l’anno scorso senza alcun ritocco rispetto al resto del 2023. Dati alla mano il crisantemo grande costa 3 euro, il più piccolo 2,50, come quelli sfrangiati. Quanto all’orchidea viola si assesta su 2,50 l’una, i mazzetti di Sancarlini (5 gambi in tutto) a 6 euro ma c’è solo l’imbarazzo della scelta: dalle rose a 3.50 euro alla più democratica gerbera a 1,50. D’estate sono più gettonati i mazzolini di fiori che si possono far seccare. La certezza è che non esistono più regole neanche riguardo ai colori, se un tempo predominava il bianco ora va bene qualsiasi tonalità. In linea i cittadini di seconda generazione o di origine straniera che non mostrano gusti diversi dagli italiani».
È un’attività che ha un futuro?
«Mio fratello Giovanni è uscito di scena già da tre anni, voltando pagina. Come dargli torto? Un chiosco di fiori è ormai adatto alla gestione di una sola famiglia, non di tre come nel nostro caso. Siamo tuttavia orgogliosi di essere alla terza generazione in un’attività è stata fondata dai nonni prima della seconda guerra mondiale. Mia madre, morta da quasi un quarto di secolo, dava una mano già ad 8 anni ma i tempi sono cambiati, non si registra più lo slancio di una volta».