Rimini. Finti poliziotti e falsi bancari, imprenditore truffato per 50mila euro

Salvarsi da una truffa così articolata e pensata nei minimi dettagli sarebbe stato difficile per chiunque. Addirittura la vittima, prima di cedere, si sarebbe recato personalmente alla propria banca, in Questura a Rimini e infine alla Polizia postale di Ravenna, non riuscendo ugualmente a sottrarsi al raggiro. A cadere nella rete di quelli che sembrano componenti di un gruppo organizzato dedito alle truffe informatiche, un imprenditore di 59 anni titolare di un’azienda a San Marino.
L’invio del denaro
Sul suo cellulare, una mattina dello scorso gennaio arriva in entrata una telefonata con mittente Atm del Banco di Sardegna. Quindi non una chiamata anonima che potesse insospettire, bensì una telefonata con un numero in chiaro e un nome riconoscibile. Poiché in passato era già stato contattato dalla stessa utenza per questioni di lavoro, l’imprenditore aveva risposto alla chiamata. All’altro capo del telefono c’era una voce maschile che si era qualificata con nome e cognome dicendosi operatore della Bper Banca, il quale aveva quindi chiesto all’imprenditore sammarinese in mattinata se avesse effettuato un bonifico di 49.900 euro. “Non ho effettuato alcun bonifico”, aveva quindi risposto il sammarinese. Fingendo di dover effettuare dei controlli contabili, il finto dipendente bancario aveva quindi detto che si sarebbe fatto risentire. E in effetti dopo qualche minuto aveva richiamato dicendo che il conto corrente della società sammarinese era stato violato e che qualcuno stava effettuando dei bonifici a suo conto.
L’ennesima bugia
A quel punto, il finto operatore gli suggeriva la strategia per salvarsi dalla truffa; il 59enne si sarebbe dovuto recare alla sua banca di Rimini ed effettuare un bonifico per bloccare quello dei truffatori. La somma sarebbe stata sempre quella di 49.900 euro, ma che sarebbe andata sul conto corrente di un notaio il quale poi gliela avrebbe restituita da un altro conto corrente.
In questura
Un giro stranissimo che aveva iniziato ad insospettire il sammarinese. A quel punto il finto operatore bancario aveva insistito dicendo al 59enne che l’avrebbe fatto chiamare dalla Polizia postale. Riagganciato, il sammarinese era effettivamente stato chiamato dal numero di centralino della Questura di Rimini - o meglio così aveva creduto leggendo il numero sul display del cellulare -. Un sedicente poliziotto quindi l’aveva informato che c’era un’indagine in corso e che avrebbe dovuto fare il bonifico per bloccare i truffatori.
Fino a Ravenna
Richiamato dal finto operatore bancario, il 59enne si era recato in banca e aveva disposto il bonifico istantaneo dopodiché, sempre in linea con il truffatore, era andato in Questura di Rimini chiedendo del poliziotto che poco prima l’aveva rassicurato sulla bontà dell’operazione. Aveva così scoperto che con il nome fornito dal sedicente ispettore della Postale in Questura a Rimini non c’era nessuno. “è della Postale di Ravenna”, gli aveva quindi detto il finto operatore bancario ancora al telefono, “deve andare là ed effettuare un nuovo bonifico da 49.900 euro per non far saltare l’indagine”. Effettivamente, l’imprenditore era salito in auto intenzionato a verificare con la polizia di Ravenna ma una volta arrivato gli era stato chiaro di essere stato vittima di un raggiro. Vani i tentativi bloccare il bonifico nonostante l’immediato avviso al direttore della banca. Il bonifico istantaneo era già stato dirottato su un conto di una banca di Malta. Infine dal numero di cellulare del truffatore gli era arrivato un messaggio beffardo: «Grazie di tutto, sei stato un grande».