Rimini. Festa al parco per i primi cento anni degli scout

Rimini

«Sempre al passo con i tempi». In 1800 al parco Marecchia, scout in festa per i cento anni dalla fondazione. Il traguardo del secolo raggiunto dallo scoutismo cattolico riminese è stato celebrato ieri, ma in due tempi: dalle 16 alle 18 hanno fatto la parte del leone attività scout aperte a tutti e dislocate in vari punti della città finché il gruppo si è spostato al Parco Marecchia per il “Roverino”. Un gioco che prende il nome dal cerchio di corda, che bisogna piazzare dentro il bastone della propria squadra, per segnare punti e avere la meglio sugli avversari.

Biglietto da visita

A fare il punto sul pienone, complice un sole quasi estivo, è il responsabile di zona, Mario Paradisi. «L’iniziativa ha registrato 1800 partecipanti dalle età più disparate e Rimini ha risposto con generosità all’obiettivo di farci conoscere a 360 gradi, dalle attività manuali ai canti tradizionali».

Due le postazioni allestite nel primo pomeriggio: l’una alla biblioteca Gambalunga e l’altra nel monastero delle Clarisse, dove un video ha ripercorso una storia lunga un secolo. Ma che ruolo gioca l’esperienza scout, nel bagaglio di un giovane d’oggi? «Fa ancora la differenza nelle relazioni – risponde Paradisi – considerando che negli scout il ruolo degli adulti è simile a quello di un fratello maggiore, che non impone cosa fare, ma accompagna nelle scelte fondamentali della vita».

Lo scoutismo si articola infatti in tre fasi, dividendo i membri per fasce d’età: si è lupetti dagli 8 ai 12 anni, mentre si entra nel reparto dai 12 ai 16, per approdare poi alla fase del clan dai 16 ai 20. «Dati alla mano – prosegue Paradisi – la provincia di Rimini conta 3mila ragazzi dispiegati su dieci gruppi e guidati da 500 capi». Non è mancato un tocco internazionale con la partecipazione di due gruppi Agecs provenienti da San Marino.

Lo spartiacque del Covid

Un anniversario tira l’altro, così, oltre ai cento anni di scoutismo cattolico Rimini ha brindato anche ai cinquant’anni dell’Agesci. Ma al netto dei numeri, l’unica costante è il cambiamento. «Mutano a grande velocità sia le esigenze dei giovani che il loro modo di affrontare la vita – conferma il referente – quindi anche la nostra proposta educativa cambia passo di continuo».

A chi definisce fragili i giovani d’oggi, gli scout rispondono che possiedono invece grandi risorse interiori: basta farle sbocciare. Ed a fornire nuovi spunti ha provveduto la pandemia «che ha rilanciato in tutti il desiderio di stare assieme all’aria aperta».

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