Rimini, emergenza caldo: 20 accessi al giorno nei pronto soccorsi

RIMINI. Ore 11 di venerdì 26 luglio: l’ultimo giorno della nuova grande ondata di calore africano abbattutasi anche sulla Riviera, destinata a essere spazzata via nelle prossime 48 ore da temporali e gradinate. A Vergiano la colonnina di mercurio dei termometri si era assestata sui 34,8 gradi; 32,1, invece, quelli registrati a Rimini. Temperature inferiori a quelle stimate sulla regione che però non attenuano l’allerta gialla su molte località dell’entroterra. E neppure la “sofferenza” della popolazione riminese. Da quando è impossibile spegnere il ventilatore o l’aria condizionata, infatti, sono una ventina gli accessi in più registrati nei pronto soccorsi dei quattro ospedali della provincia che potrebbero essere ricondotti al grande caldo. Il condizionale è d’obbligo perché, soprattutto nel caso di persone anziane, affette da particolari malattie, non è così scontato la correlazione tra il caldo e l’aggravarsi della patologia.
Telefonata salvavita
Quello che invece appare evidente è che negli anni l’opera di informazione e prevenzione dell’Ausl Romagna ha sortito gli effetti desiderati. Un numero su tutti: a ieri, al centralino predisposto per dare informazioni sui comportamenti da tenere per difendersi dal caldo, sono arrivate appena sei (6), telefonate. Sono state invece 431 quelle con risposta registrate dal Distretto di Rimini dall'inizio del monitoraggio a oggi nel quadro delle iniziative previste dal piano Emergenza caldo, predisposto da Ausl Romagna e Comune di Rimini per il sostegno alla popolazione anziana. Un piano attivo su tutto il territorio romagnolo che, ormai da vari anni, viene realizzato a cura dei distretti dell’Ausl in stretto raccordo con gli enti locali, i medici di medicina generale, le associazioni di volontariato e le organizzazioni no profit per rendere gli interventi sinergici e quindi più efficaci.
Ad essere monitorati, in particolare, sono gli anziani sopra i settantacinque anni di età che, nel territorio riminese, superano i 26 mila. È questo il target di riferimento, tra cui vengono individuati i casi più a rischio a cui vengono effettuate le telefonate che rientrano nella cosiddetta “mappa delle fragilità”, realizzata ad inizio anni 2000 e puntualmente aggiornata ogni anno.
Cosa fare in caso di emergenza
Se si assiste una persona vittima di un colpo di calore, colpo di sole o collasso, la prima cosa da fare è chiamare i soccorsi. Nell’attesa, fatela sdraiare in posizione supina in luogo fresco e ventilato con le gambe sollevate ed eseguire delle spugnature con acqua fredda; se la persona è cosciente, somministrare dei liquidi non ghiacciati (non alcool o caffè). Fra le conseguenze del colpo di calore ci possono essere anche contrazioni e spasmi incontrollabili: in questo caso bisogna fare in modo che la vittima non si ferisca, e non deve ricevere nulla da bere o da mangiare. In caso di vomito, controllare che la via respiratoria rimanga aperta magari girando la vittima su un fianco. Se invece è colpita da crampi, non è necessario chiamare il medico. È comunque importante cessare ogni forma di attività fisica per alcune ore, riposare in un luogo fresco ed assumere liquidi.

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