Rimini. Ecco il Sigismondo d’Oro per Educaid e Salesiani

Rimini

Il Sigismondo d’Oro 2025 parla il linguaggio della comunità, dell’educazione e della generosità. È stato conferito a EducAid e ai Salesiani Don Bosco Rimini il massimo riconoscimento civico della città, in una cerimonia che ha trasformato il Teatro Amintore Galli in uno spazio denso di emozioni, memoria e futuro condiviso. La sala era piena, vibrante, attraversata da un’atmosfera quasi magica: quella che nasce quando una città si riconosce nei valori che la tengono insieme.

Ad aprire la serata è stata la scrittrice Lia Celi, che ha offerto una lettura lucida e ironica del nostro tempo. «Il successo non è quello che si conquista da soli», ha detto dal palco, «ma quello che si ottiene lavorando insieme». In un mondo che esalta l’uomo solo al comando, Celi ha sottolineato come «le imprese davvero eccezionali le fanno le persone normali, quando decidono di mettersi insieme». Da qui il senso della scelta 2025: «Premiare due associazioni, una laica e una religiosa, entrambe impegnate nell’educazione, è un messaggio potentissimo, soprattutto oggi».

Uno dei momenti più toccanti della serata è stato “In memoria”, il video dedicato alle persone riminesi – o profondamente legate alla città – scomparse nel corso dell’anno. «Vogliamo salutare e ringraziare tutti coloro che ci hanno lasciato in questi mesi», è stato detto dal palco, mentre il teatro si è raccolto in un silenzio carico di emozione.

I giorni migliori

Nel suo intervento, il sindaco Jamil Sadegholvaad ha intrecciato il senso del Sigismondo d’Oro agli auguri istituzionali per le festività. «“Grazie” è una parola sorella di “generosità”», ha esordito, ricordando «i milioni di volontari che tengono insieme questo Paese» e aggiungendo che «chi si mette a disposizione degli altri apre la porta della speranza di domani». Sadegholvaad ha respinto l’idea dell’eroe solitario, rivendicando il senso del limite e della responsabilità condivisa: «Rimini non è una lista di opere o di promesse: è una comunità». «Come scriveva Walt Whitman», ha aggiunto, «foglie d’erba, minuscole, delicate, silenziose, eppure insieme capaci di creare un prato, un paesaggio, un mondo. Così la forza di Rimini sta nella generosità quotidiana di ciascuno di noi». Il suo intervento si è chiuso con un messaggio di fiducia: «Non permetteremo a nessuno di dirci che i giorni migliori di Rimini sono alle spalle».

Le motivazioni del premio, lette dalla vicesindaca Chiara Bellini e dalla presidente del consiglio comunale Giulia Corazzi, hanno ricostruito il profilo delle due realtà premiate. EducAid è stata riconosciuta per gli «oltre venticinque anni di cooperazione internazionale nei campi dell’educazione inclusiva, della tutela dei diritti umani e del supporto psicosociale», portando «nei contesti più fragili del mondo una visione di sviluppo fondata sulla dignità e sulla pace». I Salesiani di Don Bosco Rimini per «più di un secolo di presenza educativa e sociale», capace di «accompagnare generazioni di giovani e famiglie, costruendo comunità».

Il lavoro invisibile

A nome di EducAid ha preso la parola il presidente dell’organizzazione non governativa Ivo Giuseppe Pazzagli, che ha voluto spostare l’attenzione lontano dal riconoscimento in sé, ed è salito sul palco assieme al direttore Riccardo Sirri. «Questo premio è per le nostre professioniste e i nostri professionisti italiani, palestinesi, kenyoti, camerunensi e salvadoregni che lavorano ogni giorno in contesti complessi e fragili». Un lavoro «spesso invisibile», ma fondato su una convinzione profonda: «Non può esserci sviluppo senza diritti, e non può esserci pace senza inclusione». Ripercorrendo la storia di EducAid, nata dall’esperienza del Ceis di Rimini e poi impegnata nei Balcani, in Africa, in Medio Oriente e in Centro America, ha sottolineato che «non esportiamo modelli: li costruiamo insieme alle comunità». Il ringraziamento finale è stato rivolto alla città: «Questo premio è un incoraggiamento a continuare a credere che l’educazione inclusiva sia una scelta politica e che la pace si costruisca ogni giorno, insieme».

Lo stile educativo

Per i Salesiani Don Bosco Rimini è intervenuto don Roberto Dal Molin, superiore dei Salesiani di Lombardia ed Emilia-Romagna – insieme a don Giuseppe Roberto Smeriglio, direttore dell’opera riminese – che ha richiamato lo stile educativo di Don Bosco. «Il nostro compito è essere un segno di fiducia e speranza per bambini, ragazzi, giovani e famiglie», ha spiegato. «Educare significa creare relazioni accoglienti, nei luoghi religiosi, laici ed educativi». Sport, teatro e musica sono stati ricordati come «occasioni di formazione e di comunità, ancora più preziose in un mondo sempre più digitalizzato». Il riconoscimento, ha aggiunto, «non è solo per i Salesiani, ma per tutti i collaboratori, le famiglie, i volontari che condividono la missione educativa». Un messaggio diretto ai giovani ha chiuso l’intervento: «Prendersi cura degli altri è il miglior investimento del proprio tempo». La serata si è conclusa con la musica, grazie al giovane ensemble composto da Sara Mascella alla voce, Claudia Mancini al violino, Luca Zangheri al violoncello e Mattia Guerra agli arrangiamenti e tastiera, che hanno accompagnato l’intera cerimonia, e con l’omaggio alla famosa “E se domani” del riminese Carlo Alberto Rossi, Sigismondo d’Oro nel 1994. Un finale che ha suggellato una serata capace di raccontare una Rimini che, come è stato detto dal palco, «diventa capace di imprese straordinarie quando decide di farle insieme».

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