Rimini e i numeri del turismo, il sindaco: “Solito caos e cattiva pubblicità, ora basta”

La polemica di queste ore sui numeri turistici tra ministero dell’Interno, Governo, opposizioni, associazioni economiche, albergatori e gestori degli stabilimenti balneari? “È la prova provata di un problema molto più grande: il turismo, che garantisce ogni anno il 13-15% del pil italiano, non è ancora oggi considerato un settore industriale. Ci pensate se il metallurgico, il tessile, l’agricoltura dovessero imbastire politiche e soluzioni sulla base di numeri che non tornano l’uno con l’altro? Invece accade al turismo”. Lo segnala il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, ricordando di aver già sollevato mesi fa alcune perplessità davanti alle statistiche Istat, differenti da quelle dell’imposta di soggiorno, a loro volta scostate da quelle rilevate dal Viminale.
La situazione si ripete adesso a livello nazionale, con “una polemica politica furibonda in cui al classico conflitto politico tra propaganda e iper critica, si sono aggiunte le voci di albergatori e balneari”, osserva il sindaco, che parla quindi di “guazzabuglio” generale. Lo si vede in queste ore, rimarca Sadegholvaad, e lo si è visto nelle ultime settimane in cui “si è scritto e letto di tutto, prima sull’overtourism (Rimini compresa)” e poi, dopo pochi giorni, sulla ‘fine del turismo balneare’ in Italia, dai ‘cambi di modello’ tra ‘alberghi e spiagge vuote’, senza aspettare i numeri di fine stagione. “C’è da sempre qualcosa di sadico - si rammarica quindi il sindaco - nella rappresentazione in gran parte negativa del turismo italiano e una componente masochistica altrettanto forte, alimentata da chi lo stesso turismo lo fa. Ma il turismo in Italia non merita cattiva pubblicità, cattiva politica, cattiva rappresentazione mediatica, cattivi osservatori statistici. Merita (meriterebbe) di essere trattato con il giusto peso e con il giusto realismo”.
Il sindaco di Santarcangelo: “L’Istat è pienamente affidabile?”
Interviene nel dibattito anche il sindaco di Santarcangelo, Filippo Sacchetti, che si pone a sua volta diversi interrogativi: “L’Istat è pienamente affidabile, almeno sui numeri provvisori? Sulla base di questa considerazione, è conseguente un’altra domanda: il dibattito su alberghi e spiagge vuote in Romagna così come nel resto d’Italia si fonda su presupposti statistici esatti o parziali? Un mix tra fonti statistiche non più centrate, speculazione mediatica sui social e un sentimento masochista di un comparto poco unito se non per propri singoli interessi?”. Per Sacchetti, più che altro, “servono ragionamenti d’insieme e investimenti infrastrutturali per creare l’attrattiva e le condizioni per far pernottare più giorni i turisti anche lontano dalle strutture della costa. Bisogna andare oltre al concetto di escursionismo puro e semplice, che va comunque rilanciato con modelli come era un tempo Collinea, il sistema di corse di servizio pubblico quotidiane dalla costa agli entroterra”. Insiste il sindaco di Santarcangelo: “Bisogna esplorare nuove rotte, che a Santarcangelo stiamo ricercando nell’ampliamento della ricettività al di fuori del centro storico, nelle aree agricole, con nuovi modelli come glamping, agricampeggi e una rete di agriturismi”. Di sicuro, corregge in ogni caso Sacchetti, “chi dice che un modello è finito non solo dice una banalità peraltro reiterata (lo hanno detto in 30 anni per le mucillagini, per la crisi della notte e delle discoteche, per la crisi economica, per la concorrenza dell’Albania o della Grecia o della Spagna o del Nordafrica) ma non sposta di un millimetro l’utilità del dibattito”.