Rimini. Dormire con i figli, i consigli dell’esperta: «Il bimbo nel lettone? Ci sono dei rischi, meglio farlo dormire nella sua culla»

Dormire con i figli: rischi e benefici. Un momento naturale, come quello del sonno, può diventare un’odissea se i più piccoli della famiglia sono restii a scivolare tra le braccia di Morfeo. Da qui l’abitudine di molti genitori di accogliere i bambini nel lettone, per scelta o per rassegnazione, salvo poi fare i conti con i sensi di colpa. A fare il punto sul tema è la dottoressa Elisa Migani, psicologa e psicoterapeuta Tutela minori Ausl di Rimini.
Dottoressa, anche nel Riminese si sceglie la soluzione “tutti nel lettone”, perlomeno nei primi mesi di vita. Ma quali sono i pro e i contro?
«Alcuni credono che il co-sleeping (sonno condiviso, ndr), ovvero lasciare il neonato nel letto assieme ai genitori, sia l’unica soluzione per farlo dormire e per risparmiarsi notti insonni. Si contrasterebbe così il senso di solitudine o sofferenza che il bambino proverebbe rimanendo nella sua cameretta promuovendo, al contrario, il legame di attaccamento e il senso di sicurezza. Per decenni, tuttavia, l’opinione pubblica e gli esperti hanno valutato in modo negativo il sonno condiviso per varie motivazioni: di ordine igienico, legate alla sicurezza (in particolare al rischio di schiacciare o soffocare sotto le coperte il bimbo, muovendosi durante il sonno) e alle possibili ripercussioni psicologiche per i piccoli. Tra due visioni così dicotomiche oggi si propone una linea di compromesso: il room-sharing, ossia posizionare la culla o lettino accanto a quello dei genitori. Una pratica molto diffusa e consigliabile, questa, per molteplici motivi: esclude i rischi legati alla sicurezza, risulta comoda e pratica per i caregiver, facilita una funzione di regolazione/sincronizzazione del ritmo del proprio sonno con quello del bimbo, agevola l’allattamento durante la notte e permette di monitorare il suo sonno».
Quando smettere?
«Il sonno, ricordiamolo, rappresenta un’esperienza di separazione e come altre simili, quale l’inserimento al nido, necessita di una cura individualizzata, ritualità e rispetto dei tempi del bambino. La capacità del genitore di staccarsi dal proprio figlio nel momento del sonno trasmettendo l’idea che il suo lettino sia un luogo sicuro e confortevole può essere influenzata dalla percezione che quel genitore ha della separazione e, quindi, un’eventuale difficoltà può essere collegata a distacchi difficili avvenuti nella sua storia personale. All’opposto va favorita la crescita emotiva per il bambino. Uno dei passi, questo, che consente di attingere alle proprie risorse interiori per affrontare e gestire sensazioni corporee e emozioni legate alla separazione favorendo così un maggior senso di sicurezza personale. Qualunque bambino, però, fatica a raggiungere questa tappa evolutiva senza il supporto dei genitori. In ogni caso è opportuno che, dopo la prima infanzia, a un passo dalla scuola primaria, che richiede l’investimento di risorse e competenze personali, i figli abbiano appreso la capacità di gestire il momento del sonno in autonomia anche per agevolare un migliore riposo per tutti».
Come evitare che il lettone diventi un vizio?
«È importante abituare i figli a una corretta e stabile routine, scegliendo modalità adatte alle loro esigenze, ma che rispecchino le pratiche che attengono ad una corretta “igiene del sonno”. Quali? Garantire ritmi regolari durante il giorno per i pasti e rispettare l’orario della nanna; assicurarsi che la camera da letto sia adeguata, confortevole per temperatura, luci e rumori; instaurare un rituale che preveda attività tranquille (bagnetto, racconto di una favola, ascolto di una musica rilassante, magari scegliendo insieme a lui cosa fare prima di dormire). Per più grandi bisogna evitare tablet, cellulari, giochi al pc che presuppongono attività attivanti. E ancora: bisogna mettere il bambino nel lettino ancora sveglio, rassicurandolo con dolcezza, ma uscendo dalla stanza prima che sia del tutto addormentato, in modo che sperimenti la possibilità di farlo da solo e ritrovi la stessa condizione quando si sveglierà durante la notte. Se un bimbo si addormenta in compagnia guardando la tv sul divano con i genitori o cullato tra le braccia della madre, ritrovandosi solo al risveglio, può sentirsi spaventato e ricercare la situazione precedente».
Consigli per i risvegli notturni?
«Il comportamento degli adulti può accentuare il problema. Ad esempio, se il genitore fatica a tollerare un tempo di autonomo aggiustamento del bambino e si precipita a consolarlo, prendendolo in braccio, dandogli il biberon o portandolo nel lettone, tanto più difficilmente il bambino si riaddormenterà da solo».
Nel caso di famiglia mono-genitoriale condividere il lettone genera più contraccolpi psicologici?
«Valgono le stesse raccomandazioni».