Rimini. Don Aldo Fonti pronto a cambiare vita: “A 76 anni missionario in Venezuela”

Rimini

Viserba raccoglie fondi per creare un asilo nido in Venezuela. Il parroco 76enne pronto a tornare in missione se il vescovo glielo concederà. La parrocchia di Viserba mare ha organizzato un pranzo solidale sabato scorso e la macchina della solidarietà s’è messa in moto con l’aiuto del comitato turistico Borgo Viserba, del circolo nautico Fossa dei Mulini e di tantissimi volontari. Ad allietare il pranzo i “Musicisti per la pace”, un gruppo impegnato nel sociale.

Don Aldo Fonti, com’è andata la raccolta fondi?

«Il momento conviviale si è svolto in una bellissima atmosfera. A partecipare sono state oltre cento persone, con un target abbastanza elevato, visto che si trattava del sabato, la giornata per antonomasia sinonimo di svago per i più giovani. Ancora una volta Viserba ha dimostrato grande generosità».

Qual era l’obiettivo del pranzo comunitario?

«La cifra raccolta sarà destinata alla costruzione di un nido nel quartiere alla periferia di La Guaira in Venezuela dove mi sono recato a gennaio scorso. Si tratta di una zona periferica che si snoda vicino all’aeroporto, a circa 30 chilometri dalla capitale Caracas. Dopo aver preso visione di tutti i progetti possibili, grazie anche al supporto dell’associazione riminese “Saint Martin de Porres” che presiedo, mi è sembrato giusto ripartire con la costruzione di una scuola per i più piccoli».

Non a caso, lei ha un passato come missionario.

«Lo sono stato per 31 anni rientrando in Italia nel maggio del 2009. Adesso torno in Sudamerica ogni 2-3 anni ma il collegamento non si è mai spezzato».

Quanto all’evento organizzato, si tratta di una prima volta?

«In realtà questa bell’iniziativa viene da lontano ma poi è stata interrotta dalla pandemia. L’evento solidale si teneva due volte all’anno nel villaggio Primo Maggio, a Gaiofana, con l’obiettivo di sostenere i programmi sociali che ho promosso in Venezuela, tra cui la realizzazione di asili, mensa per i più piccini e un centro di avviamento al lavoro con corsi di 400 ore per i giovani. Li chiamano “ragazzi di strada” e sono scolarizzati poco o nulla».

Cosa le hanno insegnato i ragazzi di strada?

«Le comunità del sud del mondo sono contente con poco. Tornando in Italia, ti colpisce il consumismo con cui vengono imbottiti i bambini. Ormai le mamme non sanno più cosa dare ai figli, né cosa inventare per risvegliare la loro curiosità. Io ho incontrato la gioia nella povertà. Gente sempre felice anche se non sa se domani avrà da mangiare. Da qui la mia richiesta al vescovo, monsignor Nicolò Anselmi».

Cos’ha domandato?

«Di poter tornare in Venezuela a tempo pieno, se il Signore mi darà ancora qualche anno di salute, all’età di 76 anni».

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