Rimini. Dimesso da Psichiatria, si suicida: dottoressa indagata

Rimini

Viene dimesso dal reparto di Psichiatria dell’ospedale, ma una volta a casa si suicida.

I genitori della vittima, un ragazzo di ventotto anni, ritengono che la situazione del giovane sia stata sottovalutata e chiedono alla magistratura di fare chiarezza. «Lo vedevamo stare ancora male, avevamo chiesto che fosse trattenuto e curato».

La procura ha indagato la dottoressa che firmò le dimissioni del paziente, dopo un periodo di ricovero giudicato congruo e adeguato al caso. L’ipotesi è omicidio colposo.

Il ragazzo era entrato in ospedale dopo avere tentato una prima volta il suicidio. Da più di un anno soffriva di una profonda forma di depressione, a partire dallo stress subito in seguito a una delusione sentimentale.

Il quadro si era fatto sempre più cupo, aggravato da tendenze paranoiche, manie di persecuzione, e dal probabile abuso di sostanze.

I fatti risalgono al 2019. Il ventottenne lasciò il reparto di psichiatria il 16 maggio. «Può andare a casa».

Due giorni dopo la madre lo trovò agonizzante sul proprio letto, nell’abitazione della famiglia, in una località della Valmarecchia. «Sembrava che dormisse». La sera prima s’era avvelenato. In casa, per proteggerlo da se stesso, avevano nascosto tutte le sostanze potenzialmente tossiche. Il figlio, purtroppo, trovò lo stesso la maniera di farsi del male: ingerì il liquido antigelo del trattore. Morì in ospedale, senza mai essersi ripreso dal coma, il 24 maggio.

Il medico aveva sottovalutato il rischio? Aveva preso le opportune cautele? Saranno periti e consulenti, alcuni di fama internazionale, a cercare di chiarire i contorni della tragedia.

Il Gip Benedetta Vitolo (pubblico ministero è la pm Giulia Bradanini) chiede loro di rispondere anche ad altri quesiti sulle condizioni, sui trattamenti e sulla risposta terapeutica del paziente, ma anche sull’adeguatezza del periodo del ricovero, sulla mancata previsione di un periodo di riabilitazione di transizione.

Tutto ruota attorno alla prevedibilità del rischio-suicidio. In astratto lo psichiatra è titolare di una posizione di garanzia nei confronti del malato, anche quando non ricorrano le condizioni di un ricovero coatto. La materia è delicata, così come è spesso imperscrutabile la mente umana. Il confronto peritale partirà a giorni, le conclusioni, in udienza, sono previste a luglio.

La dottoressa è difesa dall’avvocato Leonardo Bernardini, i genitori e il fratello della vittima, sono assistiti dagli avvocati Cesare e Roberto Brancaleoni.

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