Rimini. Destinati a un hotel riminese, tre lavoratori finiscono schiavizzati nei campi in Sicilia dopo avere pagato 10mila euro a testa

Rimini

Che il decreto flussi sia uno strumento superato lo sostengono tutti da anni: organizzazioni datoriali e sindacati dei lavoratori. Un ennesimo esempio lo ha dato la trasmissione “Le Iene” nell’ultima puntata sulle reti Mediaset. Con testimonianze audio e video di tre lavoratori del Bangladesh, ricercati da un hotel di Rimini per essere assunti come camerieri ai piani, ma si sarebbero ritrovati schiavizzati a raccogliere pomodori in Sicilia, dopo aver pagato 10 mila euro a testa nel loro Paese per raggiungere la Riviera.

Albergatori estranei ai fatti

«La famiglia Pedrelli, come del resto si evince dallo stesso servizio de “Le Iene”, è estranea a tutto – commenta l’avvocato Filippo Andreini, legale della società Pedrelli hotels -. Per questo abbiamo chiesto informazioni allo Sportello unico immigrazione per capire quante domande sono state fatte, a nome di quale società, e veicolate da chi. Dopodiché decideremo se presentare denuncia. Perché ad oggi, rispetto alle notizie di cui disponiamo, non siamo in grado di stabilire se si sia trattato di un errore compiuto da terzi o di una truffa vera e propria ai danni del mio assistito e dei lavoratori stranieri coinvolti».

Aia: situazione surreale

Insomma, una situazione surreale e paradossale che colpisce una nota e stimata famiglia riminese, dal 1971 operativa, a Rivazzurra, nel settore alberghiero con gli hotel Eiffel e Aiglon. Una situazione che evidenzia il livello di inefficacia e, purtroppo, di pericolosità, che, spesso, si nasconde dietro al decreto flussi. «I Pedrelli sono imprenditori seri, onesti e molto conosciuti nel nostro ambiente – commenta Patrizia Rinaldis, presidente dell’Associazione albergatori Rimini -. Sono associati Federalberghi e operano nel settore ricettivo da decenni. Purtroppo sono stati vittima di un sistema che dimostra tutta la sua problematicità. E che, nonostante la continua e ampia collaborazione della Prefettura, della Questura, e dell’Ispettorato del lavoro, presenta ancora molte falle. Come ad esempio l’ok delle Ambasciate sulla manodopera, che il più delle volte arriva a fine stagione, quando ormai non serve più. Insomma, è uno strumento da rivedere, al punto che negli ultimi anni le domande presentate dagli albergatori sono state sempre meno: in questo 2025 ne avremmo fatte solo una ventina, che sono andate a buon fine con regolare assunzione».

Il sindacato

E se la massima responsabile dell’organizzazione datoriale degli albergatori è critica, il vertice del sindacato dei lavoratori lo è ancora di più. Stigmatizza, infatti, Francesca Lilla Parco, segretaria generale Cgil Rimini: «Il decreto flussi non funziona, nonostante i tanti protocolli d’intesa siglati dalle organizzazioni datoriali e dai sindacati, d’accordo con l’Agenzia regionale per il lavoro e i Centri per l’impiego. Quest’anno, ad esempio, Federalberghi Rimini disponeva di un centinaio di quote stagionali nel settore turistico, mentre la Cia di una cinquantina nel campo dell’agricoltura. Ebbene, come vediamo di lavoratori stranieri ne sono arrivati pochissimi. Quando va bene. Perché poi vediamo esplodere casi come quello denunciato da “Le Iene”». Cosa fare allora? Che soluzione trovare? «Ritengo che sia ora – propone Lilla Parco – di individuare quegli stranieri che operano, in nero, in tutti i comparti produttivi riminesi, di regolarizzarli e di farli assumere dall’azienda a tempo pieno nel rispetto del contratto nazionale di lavoro. Avremmo subito manodopera formata ed esperta». «Una soluzione di non facile attuazione, ma sulla quale si può lavorare», risponde Rinaldis «purché si attivino tutti i canali istituzionali. Anche perché – chiosa la presidente di Federalberghi Rimini - tornando a questo decreto flussi iper burocratizzato e farraginoso, nessuna sa che fine fanno questi lavoratori stranieri stagionali, una volta terminato il periodo di assunzione: tornano nel loro Paese? O finiscono nelle grinfie di criminali senza scrupoli?».

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