Continua la battaglia a suon di querele e denunce tra gli “attori” che compongono la vicenda dell’assassinio della 78enne Pierina Paganelli.
Dopo la denuncia di Davide Barzan da parte di Valeria Bartolucci, annunciata in diretta tv nel pomeriggio di giovedì, ieri è arrivata la notizia della querela mossa da Louis Dassilva attraverso i suoi legali (Riario Fabbri e Andrea Guidi), nei confronti del consulente Barzan ma anche ai danni della sorella, l’avvocata Nunzia Barzan.
La violazione contestata, come raccontato alle telecamere di Ore 14, in questo caso, non è esercizio abusivo della professione di avvocato (reato per cui Barzan è stato denunciato dalla moglie di Dassilva), ma infedele patrocinio. Si tratta del reato sancito all’articolo 381 comma 2 del codice penale, che punisce con la reclusione fino a un anno il patrocinatore o il consulente che, dopo aver difeso o assistito una parte, assume senza il suo consenso il patrocinio o la consulenza della parte avversaria. In sostanza Dassilva, che si trova in carcere ai Casetti, ha deciso di denunciare i fratelli Barzan in quanto nei primi tempi dopo l’omicidio, sia lui che la moglie, così come l’allora sua amante Manuela Bianchi e il fratello Loris (nessuno dei quali indagato) erano assistiti insieme. Col proseguire delle indagini le loro posizioni si erano separate, portando a scegliere consulenti, e nel caso di Dassilva, veri e propri difensori diversi.
Tuttavia, nel tempo in cui la posizione dei Bianchi e dei coniugi Dassilva e Bartolucci è stata la medesima, i Barzan sarebbero inevitabilmente entrati in possesso di informazioni, anche confidenziali, che diversamente non avrebbero avuto. Nozioni e consapevolezze che ora, nelle more del processo, potrebbero giocare a svantaggio di Dassilva.