Rimini, Davide Paci, titolare del Bagno 72: “Questo bagno è tutta la mia vita, pronto a ricorrere al Tar”

Rimini

«Questo bagno è tutta la mia vita. Perché è il lavoro che mi permette di mantenere la famiglia». Davide Paci, titolare della concessione 72, a Marina centro, non è tranquillo dopo la presentazione del piano dell’arenile comunale che prevede la cancellazione di 10 stabilimenti - due a Rimini nord (il numero 7 a Rivabella e il 22 a Viserba) e altri 8 tra Marina centro e Rimini sud (i numeri 1, 9, 41, 57, 72, 85A, 88 e 124) – e la loro trasformazione in spiagge libere. E chiede a Palazzo Garampi «di modificare l’intero piano».

Paci, cosa pensa di questa decisione del Comune?

«Cosa vuole che pensi. Non mi piace per nulla. Se passerà questo piano dell’arenile sarò a tutti gli effetti disoccupato».

Il bagno è l’unica fonte di reddito che ha?

«Certo. E’ il lavoro che mi permette di mantenere la famiglia, con tanto di figli che studiano all’università».

Avete sollecitato l’amministrazione comunale a ripensare il provvedimento?

«Sì, come gestori dei bagni interessati dal provvedimento abbiamo chiesto un incontro in Comune, fatto proposte alternative che presenteremo attraverso le osservazioni, ma niente. Nessuno da Palazzo Garampi ci ha fatto sapere nulla. Nessuna risposta, insomma.».

Cosa farete se in autunno il Consiglio comunale approverà il piano spiaggia così com’è?

«Noi dieci gestori dei bagni a rischio chiusura abbiamo parlato, ci siamo sentiti. E, insieme alle nostre associazioni di categoria, abbiamo deciso, qualora ci venissero tolte le concessioni, di presentare un ricorso al Tar. Con le mani in mano non ci staremo sicuramente. In ballo c’è la nostra attività, che svolgiamo da una vita, il nostro lavoro e il futuro delle nostre famiglie e, soprattutto, dei nostri figli».

Avete delle proposte alternative da lanciare?

«Intanto, che l’amministrazione comunale riveda completamente il piano e annulli la prevista cancellazione delle dieci concessioni. Oppure che almeno ci tolga poca spiaggia, quella necessaria per creare quel cono visivo che permetta alla gente di vedere il mare passeggiando lungo il Parco del mare. Per noi sarebbe già un sacrificio economico, perché ci toglierebbe una ventina di ombrelloni: io ad esempio dagli attuali 160 ne potrò piazzare 140, ma almeno ci permetterebbe di continuare a lavorare. E, magari, se il Comune ci permettesse di aprire un chiringuito sul nuovo lungomare, visto che non ce ne sono, riusciremmo, senza far concorrenza alle attività sulla spiaggia, a pareggiare le perdite. Parlo non solo per me, ma per tutti i colleghi coinvolti».

E se questo non fosse possibile?

«Allora si potrebbero creare aree di arenile libero in quelle zone del lungomare dove oltre alla gestione della spiaggia ci sia anche quella dei risto-bar, con la possibilità per i gestori dei locali di poter rinunciare agli ombrelloni in cambio della possibilità di ampliare i locali. Secondo me sarebbero diversi a dire sì. E si risolverebbe, così, il problema della creazione di queste nuove spiagge libere».

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