Rimini. Dall’ingrosso al dettaglio, il Tar blocca imprenditore

Rimini

Chiede di poter effettuare degli interventi edilizi per trasformare il proprio locale destinato al commercio all’ingrosso in un’attività di commercio al dettaglio. Segnala l’inizio dei lavori attraverso la Scia, ma viene stoppato dal Comune che gli vieta l’intervento, poiché contrario alle norme urbanistiche in vigore. L’imprenditore, allora, presenta un ricorso al Tar, per chiedere la sospensiva del provvedimento adottato da Palazzo Garampi. Passano i mesi e, ieri, il Tribunale amministrativo regionale emette la sua sentenza. Che, per il privato, equivale ad una vera e propria doccia fredda: il giudice amministrativo di Bologna, infatti, gli rigetta il ricorso perché l’intervento da lui previsto «è pacificamente vietato dalla vigente disciplina comunale e secondo il Piano operativo comunale e il Regolamento urbanistico edilizio». Disciplina normativa che, secondo il ricorso presentato dall’imprenditore, sarebbe stata superata dal decreto legge Salva Casa (numero 69/2024). Non per il Tar, evidentemente. Che, nella sentenza, sottolinea come il “Salva casa” «diversamente da quanto argomentato in ricorso deve essere oggetto di interpretazione costituzionalmente orientata, non potendo esso azzerare le prerogative comunali, come da articolo 118 della Costituzione, in materia di governo del territorio, come peraltro sostenuto in giurisprudenza». Insomma, secondo i giudici amministrativi, un decreto governativo non può cancellare norme comunali in materia di pianificazione urbanistica. Commenta l’amministrazione comunale: «Questa espressione del Tar è importante in quanto in questa fase di giudizio conferma la validità della disciplina urbanistica comunale vigente oltre ad essere cautelativa rispetto alla possibilità di pianificazione di destinazioni d’uso sul territorio da parte dell’ente locale».

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