Rimini. Dal coro della parrocchia a star su RaiUno con “Canta che ti passa”



RIMINI. C’è un pizzico di Romagna nella rubrica “Canta che ti passa” che va in onda su Rai 1 a “Uno mattina in famiglia”. Una gara fra 16 persone, divise in quattro gironi, con altrettanti concorrenti che si sfidano cantando da casa, collegati via Skype. A trionfare da settembre è il 63enne Giuseppe Navarra, pensionato ed ex bancario di Covignano.
Navarra, com’è cominciata quest’avventura?
«Stavo guardando la trasmissione quando è apparso l’indirizzo mail per partecipare. Era il maggio del 2023 e mi sono detto: “Perché no?”. Ho inviato la richiesta ricevendo risposta a luglio. Poi tutto è girato veloce: ho convinto la giuria con due canzoni: “Una lunga storia di amore” di Gino Paoli e “A mano, a mano” di Riccardo Cocciante. Finora ho preso parte a tre puntate e tornerò, alle porte della primavera, per un’altra performance da remoto. La prima gara risale al 17 settembre, la seconda al 21 novembre e l’ultima al 28 gennaio. Strano ma vero: c’è chi mi riconosce e mi ferma per strada».
Come sta andando?
«Mi sono scontrato con gli avversari del mio gruppo mantenendo il punteggio più alto ma la strada è ancora lunga. I due finalisti si scontreranno dal vivo a Roma negli studi Rai ma ignoro se sia previsto un premio: è l’ultimo dei miei pensieri. La prendo come un gioco per festeggiare il pensionamento. L’importante era mettermi alla prova, non immaginavo di essere scelto».
Portafortuna?
«Mi collego da casa, sullo sfondo di un’opera d’arte in ceramica che raffigura la mia famiglia, moglie e tre figli».
Cantante preferito?
«Sono cresciuto con Claudio Baglioni ma la passione per il pentagramma risale all’asilo dove mi presentavo con il giradischi e tutte le canzoni dello Zecchino d’oro a memoria».
Gestisce bene la pressione?
«L’emozione c’è sempre ma finora sono riuscito a rispettare la tonalità del cantante, incluso “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno».
Si era mai esibito prima?
«Ho sempre suonato con gli amici anche a feste e matrimoni. L’ultima esperienza è del 2007 quando sono salito sul palco galleggiante sotto il Ponte di Tiberio con “I ragazzi di strada”. Ora suono la chitarra e canto nel coro della mia parrocchia Sant’Andrea dell’Ausa- Crocifisso».
Le performance più emozionanti?
«Le domeniche di maggio, dal terrazzo di casa, in pieno lockdown. C’era chi ascoltava dal cortile e chi applaudiva affacciato alla finestra. É fioccata anche una recensione dal titolo “Il juke box giallo senza monetine” per il colore dei muri esterni. Un periodo davvero impossibile da dimenticare».