«La mia vita a Dubai, la città dove i limiti non esistono».
Si è trasferito nel 2015 negli Emirati Arabi Uniti, lasciando la Perla Verde dove è cresciuto da una famiglia di origine calabrese e adesso il 49enne Gimmi Cavalieri lavora per un’azienda italiana nel settore delle attrezzature medicali e delle protesi ad altissima tecnologia.
Cavalieri, in che modo Dubai si rivela luogo ideale per la sua professione?
«Gestisco i mercati esteri, perciò trovarmi in un autentico crocevia tra Europa, Africa e Asia costituisce un plus non indifferente. Tra l’altro gli Emirati ospitano la seconda fiera al mondo per quanto concerne il comparto medico, Arab Health, che dal 2026 prenderà il nome di World Health Expo Dubai».
Cosa apprezza di più della realtà emiratina?
«I lati positivi superano con larghezza gli aspetti negativi fra cui menziono le temperature estive superiori ai 45 gradi, la lontananza da casa e la nostalgia per il cibo di stagione che in Italia è sempre a portata di mano. Detto questo, Dubai è una città sicura, pulita e tecnologicamente avanzata con una burocrazia snella e poche tasse. Infine qui esiste una comunità multietnica unica al mondo, a fronte del 90% di residenti stranieri».
Qual è il periodo più suggestivo dell’anno?
«Il calendario ha molte date cerchiate in rosso e festeggia sia il Natale, tant’è che le decorazioni per alberi e presepe sono già in vendita, sia il Ramadan dove si respira una bella atmosfera tale che anche gli amici cristiani vengono invitati all’Iftar, pasto serale che i musulmani consumano per interrompere il digiuno quotidiano durante il mese sacro del Ramadan».
Ci sono dei luoghi iconici che ama?
«Negli ultimi tempi amo il deserto, dove talvolta mi reco con moglie, amici e cane al seguito organizzando picnic o più semplicemente per ammirare assieme il tramonto. Del resto ci siamo trasferiti lontano dalla città che, seppur magnifica e divertente, può risultare anche molto frenetica. Nella cartolina tipica figurano, tra l’altro, dei veri e propri record: il Burj Khalifa con un’altezza di 829,8 metri è il palazzo più alto al mondo e non manca la ruota panoramica più grande mai costruita, 250 metri di diametro su 274 di altezza, che sorge nell’isola artificiale polifunzionale di lusso, Bluewaters Island. Senza dimenticare, nella lista, il Burj Al Arab Jumeirah, hotel di lusso, proprietà di uno sceicco che fa parte di una catena di 7 strutture super esclusive».
Eventuali ostacoli per un pieno inserimento?
«Gli unici limiti sono quelli che si rischia di crearsi da soli. Occorre essere flessibili, dimostrare capacità di adattamento e rispetto per le tradizioni altrui ma una volta assunti, sono le aziende che si occupano di qualunque procedura: dal visto all’affitto per i mesi iniziali sino alle analisi mediche per appurare, come requisito indispensabile, un ottimo stato di salute».
Vige una forte competizione fra professionisti dello stesso settore?
«Esiste, in primis nel turismo, ma si rivela positiva per spronare tutti a dare il meglio. Di sicuro aspettative e ritmi sono più serrati che in Italia ma per chi ha voglia di lavorare rappresentano solo un ulteriore stimolo».
Consigli per chi volesse trasferirsi a Dubai?
«Occorre conoscere l’inglese e essere consapevoli della propria scelta perché c’è chi è arrivato solo per far le valigie e ripartire, perdendo così del tempo prezioso. Al contrario se dovessi andarmene domani, non avrei rimpianti, avendo già ricevuto tantissimo sia in termini di crescita professionale sia di amicizie oltre a contare su una rinnovata apertura mentale. Detto questo, nessuno ti regala niente e il mercato del lavoro è fluido: far carriera è possibile ma c’è l’eventualità concreta di esser licenziati se non si resta al passo».