Sono accusate di truffa aggravata in concorso e abusiva attività finanziaria le tre donne ritenute responsabili di aver ingannato una 61enne residente nella Repubblica di San Marino, convincendola a investire oltre 562mila euro in un presunto progetto di criptovalute promosso da una società con sede nelle isole di Saint Vincent e Grenadine. Cifra che poi le stesse donne avrebbero trasferito in rapporti finanziari a quali la vittima non poteva accedere.
Per le imputate (una 56enne marchigiana, una 57enne di Cattolica e una 71enne di San Mauro Pascoli), difese dalle legali Graziana Maria Bettuelli e Silvia Andruccioli, il pm riminese Luca Bertuzzi ha chiesto il rinvio a giudizio che sarà discusso a metà febbraio in udienza preliminare davanti al gup Raffaele Deflorio. In quella data, il giudice potrà decidere se appunto far iniziare il processo oppure emettere una sentenza di non luogo a procedere.
Secondo l’accusa, i fatti si sarebbero svolti a Riccione tra aprile e giugno 2022. Le imputate, agendo in concorso tra loro, avrebbero messo in atto il raggiro proponendo alla vittima un investimento dalla piattaforma web della società, garantendo rendimenti esorbitanti, addirittura fino al 500% delle somme versate. La 56enne, già nota alle forze dell’ordine, si sarebbe presentata come funzionaria di alto livello della società, mentre le altre donne come semplici “sponsor” e investitrici a loro volta. Le indagate avrebbero inoltre assistito la vittima nelle procedure di registrazione al sito e nelle operazioni di investimento, fino a farsi consegnare le credenziali personali per operare così al suo posto.
La Procura contesta che la società non fosse autorizzata a operare in Italia, non figurando negli albi della Banca d’Italia o della Consob. Ingannata sulla regolarità e sulla redditività dell’investimento, la vittima, difesa dall’avvocato Chiara Rizzo, avrebbe perso l’intero capitale, mentre le imputate si sarebbero procurate un ingiusto profitto.