«Tagli alla spesa: un riminese su tre lo fa. E calo dei prodotti di qualità a favore di quelli più economici e in offerta». è preoccupato Mirco Pari, direttore di Confesercenti Rimini, dopo l’indagine condotta dal suo ufficio nei negozi e supermercati associati. «Abbiamo sentito molti dei nostri iscritti e ne è uscito un quadro per nulla rassicurante - avverte Pari -. In termini di consumi e di prospettive». E allora, quanto denunciato dall’associazione dei commercianti a livello nazionale: il 31% degli italiani ha ridotto acquisti di cibo, lo vediamo riflesso in chiave locale. «Proprio così - conferma il direttore di Confesercenti -, con un aspetto ancora più indicativo: la forte ripercussione che la crisi economica in atto nel nostro Paese, tra stipendi bassi e inflazione in continua crescita: +5,7% nel 2023 sul 2022, che aveva già evidenziato un aumento dell’8,1% sull’anno precedente, e ancora +1% nel 2024 sul 2023 e un ulteriore +1,7% nel 2025 rispetto all’anno passato, sta avendo soprattutto sulla classe media: operai, impiegati, pensionati». Perché è proprio lì che il “caro-carrello” sta colpendo duramente.
«I nostri negozianti hanno notato che i clienti stanno pian pianino modificando le loro abitudini - spiega Pari -. Intanto, è quasi sparita la mega-spesa, quella degli oltre 100-150 euro settimanali, poiché sinonimo, spesso, di sprechi, con prodotti finiti nell’umido dopo giorni chiusi in frigo o in dispensa. Mentre sta crescendo la spesa quotidiana, all’insegna dell’acquisto di quei prodotti in offerta o di primo prezzo, a prezzi bassi per intenderci, a discapito della marca e della qualità. Coi discount che conquistano sempre più clientela. Per non parlare della carne, cresce la vendita di pollo e tacchino, cala quella del manzo e del filetto».
Il vertice dell’associazione di categoria fa quindi un esempio che fotografa alla perfezione il cambio di rotta che stanno avendo i consumi. «Mentre nei supermercati i consumatori acquistano pane comune, evitando quello speciale, decisamente più caro, tra i 7 e anche i 10 euro al chilo, le botteghe di settore, quelle a più alta qualità di prodotto, questo pane speciale continuano a venderlo. A dimostrazione che lavoratori e pensionati, la clientela tipo del supermercato, sono quelli che hanno risentito maggiormente dell’aumento dell’inflazione. Al contrario delle classi più abbienti, quelle che frequentano negozi di qualità, che non hanno affatto ridotto il loro budget di spesa». Altri “comportamenti spia”, che dimostrano l’orientamento al risparmio del consumatore, sono «gli acquisti dei prodotti take away, già pronti e da scaldare, che oltre ad essere economici non prevedono perdita di tempo in cucina, e la riduzione del quantitativo degli alimenti biologici acquistati, solitamente più cari». «Ma in questa crisi economica - conclude Pari - a risentirne sono anche i commercianti, che, pur di non perdere clientela, limitano gli aumenti dei prezzi provocati dall’inflazione fino a ridurre i propri margini di guadagno».