«Avere un’intera colonia a disposizione per ospitare senzatetto e bisognosi sarebbe una boccata d’ossigeno incredibile. Un enorme regalo di Natale per le centinaia di persone che vivono, ogni giorno, in strada». Mario Galasso, direttore della Caritas diocesana, non perde un attimo. Venuto a conoscenza della proposta lanciata dall’imprenditore riminese, Gianni Ottoboni («Vorrei che la colonia San Giuseppe che ho a Bellaria-Igea Marina diventasse una dimora invernale per clochard), prende il telefono e contatta l’immobiliarista.
«Anche il vescovo Nicolò Anselmi, appena letta la notizia, ha dimostrato un forte interesse - sottolinea Galasso -. Per questo domenica ho immediatamente contattato Ottoboni per fissare un incontro a breve: entro la prima settimana del 2026».
Un intento lodevole quello dell’imprenditore riminese («Sono disposto a cedere l’immobile con un contratto di comodato gratuito») «che speriamo possa davvero concretizzarsi» puntualizza Galasso «vista la grande emergenza abitativa che c’è a Rimini e i tanti senzatetto costretti a dormire all’aperto in un periodo dell’anno, gennaio e febbraio, dove le temperature scendono costantemente sotto lo zero».
Colonie occupate e danni
A Rimini sono tanti i clochard che, da invisibili, “abitano” le zone più abbandonate della città. E, nonostante il forte impegno della Caritas nel reperire posti letto da destinare loro, «almeno trecento, ogni notte, dormono su giacigli di fortuna improvvisati tra le panchine dei parchi cittadini e sotto i ponti». Mentre balordi e malintenzionati si danno all’occupazione abusiva delle colonie marine: un po’ come accaduto alla “San Giuseppe”, che è stato il vero motivo che ha spinto Ottoboni a lanciare la proposta alla Caritas. «L’auspicio, ora - osserva Galasso -, è che possiamo trovare un accordo che soddisfi tutti, perché il freddo ha iniziato a farsi sentire e l’emergenza abitativa è già scattata».
Tutto questo mentre sulla spiaggia di Bellaria, all’interno di una colonia chiusa, ci sono cento posti letto che aspettano solo di essere riempiti. «Faremo di tutto per poterli utilizzare - rilancia il direttore della Caritas diocesana -, anche perché tra noi e la comunità Papa Giovanni riusciamo a garantire un letto caldo ad almeno un centinaio di senzatetto. Che ad inizio anno saliranno a 120 posti letto, grazie all’operazione portata a termine dall’Amministrazione comunale che è riuscita a reperire, per l’inverno, una decina di camere in alcune pensioncine della città da destinare ai clochard. Parliamo, quindi, di un’altra ventina di comodi giacigli».
Non è però l’unico lascito
Va detto, però, che quello di Ottoboni, se andasse in porto, non sarebbe l’unico lascito, seppur temporaneo e limitato al periodo invernale, che verrebbe fatto alla Caritas. Perché in passato altri cittadini riminesi hanno donato dei propri beni mobili e immobili alla Diocesi. «Certo - conferma Galasso -. Un paio d’anni fa, ad esempio, una signora riminese ha lasciato, in eredità, la propria casa a noi, all’organizzazione “Medici senza frontiere”, e ad altre due associazioni. Un appartamento che, letto il testamento, abbiamo, poi deciso di vendere e dal quale, alla fine, abbiamo ricavato, come quota parte, circa trenta mila euro. E poi ci sono i lasciti di natura finanziaria - conclude il direttore -. Soldi depositati su conti correnti che alcuni riminesi di buona volontà ci hanno lasciato in questi ultimi dieci anni. Per un totale, approssimativo, di altri trenta mila euro».