Rimini, “che bello il Natale con la famiglia ad aiutare la Caritas”

Rimini

Circa 300 pasti giornalieri distribuiti nel periodo delle feste. Oltre 70 quelli consegnati a domicilio con il “Giro nonni”. E il contributo, imprescindibile, di una folta schiera di volontari che, a Natale, hanno deciso di sposare la missione della Caritas diocesana. Come nel caso di Silvia Stacchini e della sua famiglia, composta dal marito Alan e dai figli adolescenti Rocco (18 anni) e Lisa (14). I quattro, che il pranzo della vigilia lo hanno trascorso nella sede Caritas di via Madonna della Scala, descrivono il volontariato come un’esperienza «intensa ed emozionante, assolutamente da rifare».

Stacchini, era la prima volta che facevate volontariato in Caritas?

«No, io e mio figlio Rocco abbiamo iniziato l’anno scorso. Poi, in occasione del Natale 2022, abbiamo pensato di coinvolgere anche mio marito e l’altra mia figlia adolescente Lisa. Un’esperienza che abbiamo deciso di ripetere quest’anno, in occasione del pranzo della vigilia».

Come mai questa scelta?

«Ritengo che, specie per i miei due figli adolescenti, toccare con mano certe realtà sia fondamentale. Reputavo che potesse essere una cosa utile per loro. Siamo sempre così abituati a ricevere regali. Soprattutto a Natale, abbiamo pensato che fosse bello fare noi un regalo agli altri».

Cosa vi ha colpito di questa esperienza?

«Parlo soprattutto per i miei figli. In loro c’è stato tanto stupore nel vedere molti giovani in difficoltà, ragazzi della loro età. Hanno anche incrociato parecchi volti familiari. Persone che magari avevano incontrato per strada e che poi hanno rivisto in Caritas a chiedere aiuto. Questo li ha sorpresi e scossi».

Che cosa le hanno detto a proposito del volontariato?

«Che vogliono assolutamente rifarlo. E che sarebbe bello che un’esperienza del genere potesse essere promossa dalla scuola. Come una sorta di vero e proprio servizio offerto alla città».

Qual è l’ambiente che avete respirato in Caritas?

«Un ambiente di grande solidarietà e collaborazione. Persone che lavorano senza chiedere niente in cambio. Sia i volontari che sono attivi tutto l’anno, sia quelli venuti sporadicamente per le feste. Abbiamo respirato un clima di grande amore e attenzione verso il prossimo».

Quali iniziative potrebbero essere intraprese a favore dei meno abbienti?

«Sicuramente predisporre luoghi di incontro. In Caritas si ritrovano persone di nazionalità, età e culture differenti che hanno bisogno di interagire, di relazionarsi tra di loro e col prossimo. In parecchi non vorrebbero soltanto ricevere ma anche dare. Bisognerebbe coinvolgerli in lavori socialmente utili, mettere a loro disposizione spazi in cui aggregarsi. In altre parole, includerli».

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