Rimini. Caso Serpieri, i docenti replicano alla preside: “Non ha mai voluto il dialogo”

Rimini

Non cessa il braccio di ferro tra Francesca Tornatore, dirigente del liceo Serpieri di Viserba sino al prossimo 31 agosto, e una fetta di docenti, personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata), studenti e famiglie. Neanche col trasferimento della preside, previsto da settembre nell’istituto comprensivo di Mercato Saraceno, in provincia di Forlì-Cesena. «Sentiamo il dovere – spiega in una nota parte del personale docente (e non) - di offrire un quadro ben diverso da quello descritto dalla preside sulle colonne de Il corriere Romagna». Colonne in cui Tornatore spiegava di aver sempre mantenuto aperta la porta della presidenza, ma di aver visto calare nei mesi gli ingressi dei tanti che hanno preferito altri canali, «più sensazionalistici» per affrontare eventuali questioni. Sempre la preside ha spiegato che molti dei progetti e viaggi «sono stati bloccati perché il consiglio di istituto non ha approvato il programma annuale».

La risposta

«Contrariamente a quanto affermato - replicano gli insegnanti - il dialogo con la comunità scolastica è stato interrotto proprio dalla dirigente per tutto l’anno. Le richieste di confronto, chiarimenti e accesso agli atti inviate da genitori e rappresentanti sono rimaste in gran parte ignorate. È difficile parlare di tutela dell’istituto – non la mandano a dire - quando le cronache locali hanno riportato in prevalenza criticità mai affrontate».

Anche passando al capitolo progetti, Pnrr e viaggi d’istruzione, «le proposte dei docenti sono state sistematicamente eluse. Non pare necessario ribadire l’elenco delle innumerevoli mancanze della dirigenza, riteniamo siano sufficienti gli atti depositati agli organi competenti. Atti talmente chiari e precisi, - scoccano una frecciata - che hanno portato all’inevitabile avvicendamento» (con il futuro preside, Marco Mongelli, già alle redini di un Ic nel Bolognese). E ancora: «Il silenzio della dirigenza di fronte alle istanze della scuola ha generato un vuoto comunicativo che ha aggravato i problemi invece di risolverli, infine sfociato nello stato di agitazione, proclamato dalle Rsu (rappresentanza sindacale unitaria, ndr) e nell’intervento della prefettura.

Parlare di “azioni per il bene dell’istituto” appare dunque inappropriato. La credibilità di una scuola – concludono - si fonda su trasparenza, ascolto e partecipazione». Stoccata finale? «Auspichiamo per il futuro una leadership davvero aperta a dialogo e confronto».

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