Rimini. Carcere, il sindacato sulla prima sezione: «Da tre anni sentiamo parlare di lavori imminenti ma ancora niente, eppure i soldi sono stati stanziati»

Rimini

«Lavorare alla prima sezione dei Casetti è sempre più difficile. La tensione tra i detenuti cresce di giorno in giorno e spesso si riverbera sugli agenti di Polizia penitenziaria. È arrivato, quindi, il momento di chiuderla e di far partire la riqualificazione».

A lanciare l’appello è Gioacchino De Pasquale, segretario provinciale del Sappe (il sindacato di Polizia penitenziaria), che interviene ad una settimana di distanza dal sopralluogo effettuato da una delegazione del Pd, al termine del quale la segretaria provinciale Giulia Corazzi sollecitò l’immediato avvio del cantiere.

«La situazione si sta complicando - sottolinea De Pasquale -. Quest’estate addirittura c’è stata un’aggressione che è costata ad un paio di colleghi il ricovero in ospedale. Vivere quotidianamente in luoghi complicati come le celle della prima sezione non è semplice per nessuno e stresserebbe chiunque, figuriamoci chi è privo della libertà. Ma anche gli agenti non sopportano più questa condizione, anche perché, a causa della cronica carenza di personale, c’è un solo collega a dover controllare due sezioni, per un totale di una settantina di detenuti».

Sconto della pena

E in questa prima sezione del carcere riminese (168 i detenuti totali ai Casetti, per una capienza stimata di 118 unità) si vive così male, che i detenuti rinchiusi «usufruiscono dell’articolo 35 ter dell’ordinamento penitenziario che ad ogni permanenza di un mese fa corrispondere uno sconto di pena di tre giorni». Questo per via della condizione di decadenza in cui versano diversi istituti di pena italiani «che è costata allo Stato una condanna per la violazione della convenzione europea sui diritti dell’uomo».

Convivenza complicata

Ma come si vive in questa sezione? E qual è la situazione in cui sono costretti a lavorare gli agenti? «In ogni cella convivono quattro detenuti - spiega il sindacalista -, e lo spazio è così angusto che quando devono cucinare sono costretti ad andare in bagno dove c’è un cucinino, il water e il lavandino. Se a tutto questo sommiamo, poi, la grande umidità, gli infissi vecchi e danneggiati che rendono le celle gelide d’inverno e bollenti d’estate, e le pareti che cadono a pezzi, comprendiamo bene come la convivenza, in certi momenti, possa diventare complicata, se non impossibile».

Lavori imminenti?

Tutto questo in attesa che parta la riqualificazione. «Sono ormai tre anni che sentiamo parlare di lavori imminenti - puntualizza l’agente di Polizia penitenziaria -, però alle parole non sono mai seguiti i fatti. Eppure i soldi sono stati stanziati. Nessuno di noi comprende perché sia ancora tutto bloccato».

Sono circa 120 gli agenti operativi ai Casetti, di cui una sessantina nelle varie sezioni detentive: il resto invece è destinato ai servizi d’ufficio o sono donne (una ventina), «che non possono, però, occuparsi del controllo detenuti». «Per questo è necessario che ci vengano assegnati almeno venti agenti operativi sul campo come rinforzi» conclude De Pasquale.

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