Rimini. Calo di turisti in hotel e boom di case private. Carasso (Pa): “Effetto post Covid”

Rimini

Un inizio estate dal segno meno per le strutture ricettive riminesi. Con giugno, secondo i dati elaborati dal servizio statistica della Regione, in forte contrazione sia negli arrivi (615.192 turisti, pari ad un -0,8% sul 2023 e un -7,8% sul 2019) che nelle presenze (2.524.507 pernottamenti, pari ad un -0,2% sul 2023 e un -14% sul 2019). E con gli alberghi in evidente difficoltà rispetto al periodo pre-covid. Con numeri assoluti, comunque, sempre molto alti, sopra il milione, ma con percentuali, appunto, negative nel confronto coi dati pre-pandemici.

L’inizio del cambio di rotta

«Come settore paghiamo ancora gli anni bui del virus – spiega Antonio Carasso, presidente di Promozione alberghiera -, quando, per evitare il contagio, venivano consigliate le vacanze in strutture poco affollate, meglio se case, agriturismi o campeggi. Ebbene, una volta abituati a queste tipologie ricettive i clienti non sono più tornati indietro e hanno definitivamente lasciato gli hotel per gli appartamenti, le tende, i bungalow, le dimore in campagna, dove si è a contatto solo coi propri familiari o amici». Insomma, la conseguenza di una politica sanitaria iper protettiva in un periodo di forte allarme sociale come quello della pandemia. «In quei mesi era giusto invitare all’attenzione. Ma adesso che siamo tornati alla normalità chi si è abituato ad un certo tipo di ricettività difficilmente la lascia». E aggiunge Alessandro Giorgetti, presidente di Federalberghi Emilia Romagna: «C’è da dire che questi nuovi settori dell’ospitalità si sono imposti sul mercato anche attraverso forme di comunicazione molto invasiva. Che alla fine hanno dato i frutti. Però, se il confronto lo facciamo sui numeri assoluti cambia tutto. Perché gli alberghi, seppur con qualche punto percentuale in meno del 2019, sono sempre la location turistica favorita sia dagli italiani che dagli stranieri».

Il quadro della situazione

E allora vediamoli questi dati. Che, come sostiene Giorgetti, pongono gli hotel sempre in prima fila nell’ambito dell’accoglienza emiliano romagnola. Il settore ricettivo extralberghiero, che registra numeri in crescita sia nel raffronto tra 2023 e 2024, ma anche (addirittura) rispetto al 2019. A livello complessivo (sia italiani che stranieri, su dati provinciali), infatti, la preferenza di case vacanze, appartamenti e bed and breakfast cresce del 10,4% rispetto al 2023 e del 16% sul 2019. Gli alberghi tradizionali accusano invece un meno 1,0% sull’anno scorso, e meno 15,9% sul pre pandemia. Tutto questo secondo i dati Istat divulgati dalla regione e riguardanti la provincia di Rimini nel solo mese di giugno. Nel primo semestre, invece, il settore dei campeggi ha visto una crescita percentuale del 18% sul 2023 e del 16,8% sul 2019, e vanta arrivi per 262.790 unità e pernottamenti per 1.469.298 unità (+8,7% sul 2023 e +8,9% sul 2019). Così come gli agriturismi che, rispetto a percentuali del +5% sul 2023 e, addirittura, del + 22,7% sul 2019 (a dimostrazione della grande crescita del comparto), segnano arrivi per appena 88.030 unità e pernottamenti per 240.507 unità (+6% sul 2023 e +25,7% sul 2019). Per non parlare dei B&B che con percentuali incredibili: +15,6% sul 2023 e 27,2% sul 2019 centrano 76.983 arrivi e 177.642 pernottamenti (+18,1% sul 2023 e +32,9% sul 2019).

Le carenze normative

Carasso, a questo punto, entra nel merito di alcune carenze normative «che penalizzano gli hotel». «Intanto – puntualizza -, gli alberghi sono obbligati a registrare gli arrivi rispetto alla tipologia di camera: una singola per una persona, una doppia per due persone. E così via. Le case vacanza questo non lo fanno: una persona può affittare un appartamento e poi dividere la spesa con altri ospiti. Questo perché per le case manca il codice cin, obbligatorio per gli alberghi, che permette la registrazione e il controllo da parte degli enti preposti dei turisti ospitati in una struttura. E poi le varie tasse, dall’Imu alla Tari più alte per le attività economiche rispetto a quelle residenziali. Fino all’Iva che sugli alberghi è del 10%, mentre gli appartamenti non hanno. Insomma, squilibri da rimettere sul giusto binario. E vorrei concludere ricordando che il calo di giugno, a Rimini, è dovuto al maltempo, alla pentecoste caduta quest’anno a maggio, che ci ha tolto molti vacanzieri stranieri, e ad un 2 giugno privo di ponte lungo come quello del 2023».

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