Rimini. Botte e violenza sessuale, l’ex compagno condannato a 4 anni e 11 mesi

Erano stati due anni d’inferno, tra maltrattamenti fisici e morali, percosse e rapporti sessuali violenti che la donna era stata spesso costretta a subire per paura. Un calvario che era stato fermato dai carabinieri di Misano Adriatico, che coordinati dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, avevano denunciato l’uomo per una serie di condotte maltrattanti.
I reati
Giovedì scorso il Tribunale collegiale di Rimini ha definitivamente messo la parola fine, alla vicenda processuale condannando l’ex convivente a 4 anni e 11 mesi per i reati di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e lesioni, oltre ad un risarcimento di 16.330 euro più le spese processuali da versare all’ex compagna. A processo, un 47enne originario di Roma ma residente da anni a Misano Adriatico, difeso dall’avvocato Sara Arduini (studio Caroli) e Fabrizio Briganti. Nel 2021, era stato sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, la sua ex convivente, costituitasi parte civile con gli avvocati Mattia Lancini e Martina Maresi.
Le aggressioni
Diversi gli episodi di maltrattamento che sono stati esaminati durante il processo. I più gravi secondo le indagini si sarebbero verificati tra la fine del 2020 e per tutto il 2021, periodo in cui la coppia ha anche convissuto per alcuni mesi. La donna agli inquirenti, e poi durante il processo in cui si è costituita parte civile, ha raccontato di come lui l’aggredisse fisicamente quando tornava dal lavoro e la tempestasse di domande, ordinandole di non lavorare più. Era secondo i legali della parte civile il tipico comportamento di chi vuole il controllo sull’altro. Schiaffi in faccia, sulla testa e se lei non avesse cancellato i suoi contatti maschili dai social network erano ancora botte. La gelosia aveva portato il 47enne ad impedire alla compagna di uscire con le amiche senza di lui. «Io mi faccio l’ergastolo piuttosto che vederti con un altro», le diceva quando la gelosia lo portava a scatti di ira irrazionali. Minacce di morte che il 47enne ripeteva anche nei confronti dei parenti e della sorella di lei. Atteggiamenti prevaricatori che secondo i legali della donna erano tesi a mantenere il «rispetto dell’uomo». I giudici del Tribunale collegiale infine hanno ordinato la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Rimini per le valutazioni di competenza in ordine alla testimonianza resa da un testimone a discolpa che avrebbe fornito al 47enne un alibi per il giorno in cui spingendo la compagna a terra le ruppe il coccige.