Rimini, avvelenò il marito col topicida nel cibo. La difesa: «Ma non voleva ucciderlo». Battaglia tossicologica. Intanto la coppia si è separata

Rimini

La moglie è accusata di aver avvelenato i pasti che preparava al marito iniettando nel cibo veleno per topi. Un’intossicazione progressiva, che ha portato all’insorgenza di malesseri sospetti, per i quali l’uomo, un 55enne straniero, è stato addirittura ricoverato in ospedale, dando avvio anche alle indagini della polizia di Stato. E oggi, a distanza di quasi un anno dalla scoperta del fatto, e soprattutto della fiala topicida nel cassetto della biancheria della donna, una 47enne di origine moldava, difesa dall’avvocato Luca Greco, è di nuovo ai medici che passa la “palla”. Starà a loro, al medico legale assunto dalla difesa e a quello nominato dalla Procura insieme al tossicologo, stabilire se le iniezioni di veleno per topi nel cibo erano idonee a uccidere il marito della, secondo l’accusa, “aspirante vedova”. Per la difesa, infatti, la chiave di volta della non colpevolezza della donna è proprio lì, nell’incapacità della condotta contestata alla 47enne a cagionare la morte del marito. Morte che la donna, oltretutto, afferma di non avere mai desiderato, rigettando le responsabilità che le vengono attribuite. Innumerevoli, del resto, sarebbero le “zone d’ombra” che permangono sul caso. Prima tra tutte, il fatto di aver lasciato nel cassetto dell’armadio in cui teneva la biancheria intima la siringa contenente il veleno, pur sapendo di essere fortemente sospettata dal marito, che aveva già allertato la polizia.

Il processo

La data in cui i consulenti di parte “battaglieranno” tra loro è fissata al 17 settembre, quando il medico legale Raffaele Giorgetti di Ancona, assunto dalla difesa, e la collega Donatella Fedeli insieme alla tossicologa Donata Favretto, si affronteranno in contraddittorio per affermare se e come il veleno avrebbe potuto potenzialmente uccidere il marito. Il confronto è proprio il cardine attorno al quale ruota l’asse processuale. Dopo la richiesta di giudizio immediato fatta dal pubblico ministero Luca Bertuzzi, l’avvocato Greco ha domandato al giudice di poter accedere al rito abbreviato condizionato dall’audizione del consulente legale di parte, proprio per contestare l’idoneità della condotta a intossicare a morte l’uomo. Una volta accolta dal gup la richiesta della difesa, il pubblico ministero ha domandato di poter accedere a una controprova, avvalendosi dell’esame dei due esperti, e l’udienza è stata rinviata al 17 settembre. Intanto, marito e moglie hanno avviato la pratica di separazione e la donna si è trasferita a Forlì, dove risiede con obbligo di dimora. La scorsa estate, venne addirittura arrestata, per poi passare un periodo ai domiciliari.

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