C’erano una volta i fabbri, i saldatori, i tornitori, gli idraulici, gli elettricisti. Mestieri manuali richiestissimi dalle imprese riminesi. E c’erano anche i cuochi, i camerieri, i bagnini. Figure professionali determinanti per la crescita del comparto turistico. «C’erano, appunto, perché oggi mancano. Non si trovano. Con evidenti, gravi, ripercussioni per le aziende».
L’onda lunga dopo il Covid
è un vero e proprio allarme quello che lanciano Confartigianato e Cna, che, scattato sotto periodo-covid per alcuni, particolari, ambiti lavorativi, col tempo si è allargato a tutti i settori. «La difficoltà di trovare personale qualificato, ma anche non qualificato, è aumentata in questi ultimi due, tre anni - sottolinea preoccupato Gianluca Capriotti, segretario generale Confartigianato imprese Rimini -, e ha messo in difficoltà molte imprese del territorio, rimaste spoglie in più ambiti produttivi». «Attrezzisti, operai e artigiani del legno - aggiunge il direttore di Cna Rimini, Davide Ortalli - fanno segnare addirittura un’irreperibilità del 93%, e nell’edilizia manca il 73% di operai specializzati in finiture. Tutto questo mentre le imprese artigiane, dopo aver trovato e formato i profili idonei, stentano a trattenere con sé queste competenze, sempre più orientate verso le grandi aziende».
Niente collegamenti diretti
Ma andiamo per ordine e vediamo nei vari comparti quali sono i mestieri in fase di “estinzione”.
«Nel settore impiantistico sono sempre più difficili da reperire elettricisti e idraulici, sia specializzati che apprendisti - spiega Capriotti -. Mentre la formazione tecnica richiede anni e spesso non c’è un collegamento diretto tra scuole professionali e imprese. Nel metalmeccanico, invece, mancano saldatori, tornitori, fresatori e operai specializzati e, anche in questo caso, gli istituti professionali registrano pochi iscritti. Con le aziende in gara tra loro per accaparrarsi i più esperti e chi non li trova non può nemmeno provare col personale straniero, ormai introvabile».
Il comparto del turismo
Non finisce qui, perché la ricerca di figure indispensabili per l’attività produttiva si allarga anche al trasporto di persone «dove scarseggiano autisti e conducenti con i titoli abilitanti (CAP, KB, CQC) e dove i tempi lunghi per ottenere queste certificazioni, uniti agli orari irregolari e spesso gravosi, scoraggiano i giovani dall’intraprendere questa professione». Poi ci le “autoriparazioni”: «introvabili carrozzieri, lamieristi e verniciatori» e il “benessere” con parrucchiere ed estetiste, molto ricercate, ma «fortemente orientate a mettersi in proprio, dopo aver frequentato lunghi percorsi formativi». Fino, naturalmente, al comparto “guida” per la Riviera, quello turistico dove sono ormai una chimera camerieri, cuochi, addetti alla reception e bagnini, ma anche gelatai, pasticcieri, fornai, pizzaioli: «Occupazioni temporanee e, per molti giovani, prive di prospettive di carriera», precisa il segretario di Confartigianato.
Ricerca improvvisata
Conclude, allora, il direttore di Cna: «L’Italia, e il territorio riminese in particolare, hanno una percentuale di Neet (non attivi in istruzione, lavoro o formazione, ndr) del 25,1%: una delle più alte in Europa. E tra le concause c’è la ricerca di personale condotta dalle aziende in modo improvvisato. Non vi è, infatti, l’abitudine e la cultura, anche qui da noi, ad incaricare nella ricerca società specializzate che aumenterebbero di tanto la possibilità di successo, attingendo a diversi canali ed evitando all’impresa di perdere tempo in una ricerca e in colloqui che, svolti in prima persona, spesso danno risultati infruttuosi». Cosa fare allora? «Puntare sempre più su formazione e orientamento scolastico, per fare in modo di accompagnare giovani e famiglie ad avere informazioni e strumenti necessari per fare le scelte utili a soddisfare le proprie aspettative».