Rimini. Allarme del sindacato: “Anziani sempre più soli e poveri”

Rimini

«La situazione è grave. Molto grave. Qui in zona sud ci sono così tanti anziani in condizione di povertà che non sappiamo più come fare, dove indirizzarli». Dopo l’allarme lanciato, nei giorni scorsi, dalla Caritas di Rimini («Nel 2024 le richieste di aiuto sono state otre 84 mila, 10mila in più del 2023»), ecco alzarsi il grido disperato della Spi-Cgil di Marebello - una delle sezioni decentrate del sindacato pensionati - che, per voce della segretaria Milena Benvenuti, denuncia «un livello di malessere sociale che così elevato non lo era mai stato». «Ogni giorno, dal lunedì al venerdì - racconta Benvenuti -, 10 anziani vengono nei nostri uffici per chiedere aiuto: almeno il 90% di loro per motivi economici. Le pensioni che percepiscono sono così basse che tra caro-bollette, generi alimentari aumentati in questi ultimi tre anni del 30%, e spese per la casa e per le medicine, non riescono più ad andare avanti. Al punto che gran parte di loro è costretto a rinunciare a curarsi».

Solitudine

Fragilità economica, ma non solo. Perché un’altra forte criticità è quella della solitudine. «La realtà di Marebello e la stessa di tutta la zona sud di Rimini - sottolinea la sindacalista -. Molte pensionate, infatti, lamentano la mancanza di un supporto sociale. Si trovano a casa, da sole, a dover assistere il marito malato. E questo nonostante siano loro stesse delle persone fragili e bisognose d’aiuto. Tirano avanti, ma è molto dura». La solitudine, appunto, il male oscuro del nuovo millennio. Molto diffuso, ma invisibile agli occhi degli altri, perché tenuto segreto, quasi fosse una colpa di cui vergognarsi. E i numeri, a Rimini, sono da brividi. Denuncia Roberto Battaglia, segretario provinciale della Spi-Cgil: «Nel solo territorio comunale abbiamo quasi 10mila anziani e anziane che vivono soli: 9.635 per la precisione. E di questi, 4.442 sono ultra 85enni. Qualche interrogativo allora uno se lo pone: in che condizioni vivono? Chi li assiste? Dispongono delle cure necessarie?». Domande che il sindacalista gira alle istituzioni. Del territorio e nazionali. «Basti pensare - aggiunge Battaglia - che nel Riminese le pensioni non superano i 1.000 euro lordi mensili e sono tra le più basse della regione. Con le minime che raggiungono 616 euro. E se a questa povertà economica aggiungiamo anche quella relazionale, affettiva, sanitaria la situazione da grave diventa inquietante».

«Lo Stato non fa nulla»

Ma lo Stato cosa fa? In che modo interviene per arginare questa piaga sociale? «Lo Stato non fa nulla - sbotta il segretario Spi-Cgil -. Anzi, questo governo ha, addirittura, tagliato i fondi. Il fondo affitti, infatti, è sparito, i contributi per i non autosufficienti non ci sono quasi più, la pensione e il reddito di cittadinanza sono stati, di fatto, cancellati provocando un’esplosione di povertà (oltre 84mila, secondo la Caritas, sono i nuovi poveri in tutta la provincia, ndr), e l’aumento delle pensioni minime è stato ridicolo, quasi umiliante: 1 euro e 80 centesimi, a fronte di una crescita del costo della vita inarrestabile».

Emergenza casa

Ma quando si parla di povertà e difficoltà ad arrivare a fine mese, centrale diventa la questione casa: a Rimini una delle criticità principali, nonostante i 13mila appartamenti sfitti in tutta la provincia. «Gli anziani che, dopo anni di lavoro e sacrifici, sono riusciti a comprarsene una, di casa - conclude la responsabile della sezione Spi-Cgil di Marebello -, possono dirsi fortunati perché possono utilizzare parte della loro pensione per aiutare figli e nipoti ad arrivare a fine mese. Quelli che, invece, non ci sono riusciti e pagano l’affitto vivono nell’incubo continuo di non farcela. Secondo un nostro studio, il 44% della spesa familiare se ne va in affitti e bollette. E allora sarebbe ora che il governo riprenda le politiche abitative degli anni 60 e le faccia proprie. Attraverso un grande investimento per l’edificazione di nuove case popolari».

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