Rimini. Allarme del Comune dopo lo stop al reddito di cittadinanza: «Escluse alcune categorie bisognose»

Rimini
  • 02 gennaio 2024

RIMINI. Dall’1 gennaio si ferma il reddito di cittadinanza e subentra il nuovo assegno di inclusione previsto dal Governo Meloni. Un passaggio che preoccupa il Comune di Rimini, secondo cui alcune tra le persone più bisognose che prima percepivano il sostegno, rimarranno escluse dal nuovo istituto. A lanciare l’allarme è l’assessore al Welfare, Kristian Gianfreda, che ricorda come l’assegno di inclusione sia legato all’introduzione del supporto per la formazione e per il lavoro, partito lo scorso 1 settembre. «Al netto di una rimodulazione delle categorie dei beneficiari di questo nuova formula di sussidio, condizionata dal possesso di requisiti più stringenti- spiega Gianfreda- l’utenza riminese percettrice dell’assegno dovrebbe diminuire di qualche unità in raffronto al reddito di cittadinanza (693 nuclei familiari al 2022), anche se ad oggi è difficile ancora fare delle stime precise sul piano numerico». Il nuovo assegno, ricorda il Comune, è riconosciuto ai nuclei familiari con Isee non superiore a 9.360 euro, che abbiano almeno un componente con disabilità o minorenne o con almeno 60 anni di età o in condizione di svantaggio. L’importo massimo annuo è di 6.000 euro, che può aumentare in base alla composizione del nucleo familiare e alle necessità abitative. Dopo la presentazione della domanda, i componenti del nucleo familiare vengono convocati dai servizi sociali del proprio Comune per un’analisi dei bisogni. «La logica della decisione del Governo sembra ridurre i fondi a sostegno delle fasce svantaggiate - afferma Gianfreda - mossi dalla volontà di andare a risparmiare sulla spesa, più che di fornire un aiuto efficace ed equo alla popolazione».

Dal nuovo assegno di inclusione, afferma l’assessore riminese, «sono escluse alcune delle categorie più bisognose, come le madri con un’occupazione precaria, le famiglie a bassissimo reddito con figli maggiorenni studenti o 50enni disoccupati da tempo. Va tenuta in considerazione poi la congiuntura economica attuale, tra un’inflazione acuta, stipendi che stentano ad alzarsi, un mercato del lavoro ingessato e minacciato da tecnologie che tagliano posti e mandano in pensione determinate professioni». Secondo Gianfreda, è invece «opportuno riservare le politiche assistenziali alle categorie particolarmente fragili o impossibilitate a lavorare, orientandosi sulla promozione delle politiche attive fornendo opportunità di formazione e l’incoraggiamento alla partecipazione al mercato del lavoro, combattendo di riflesso anche l’isolamento». Per l’assessore, «perseguire politiche attive è una direzione positiva, ma è bene che queste siano realmente funzionanti. Il fatto che, dallo scorso agosto ad oggi, non siano ancora partiti dappertutto i corsi propedeutici all’ottenimento al Sostegno formazione e lavoro rende vuote le promesse fatte. Insomma, la teoria deve coincidere con la realtà, altrimenti l’esito finale è lasciare sole e prive di sostegno tante famiglie, facendo cadere nel baratro della povertà sempre più persone e lasciando gli enti locali impotenti e con le mani legate». Per il 2024, intanto, il Comune ha previsto il varo del suo Piano generale di inclusione, per «innovare la proposta di servizi rivolti alle fasce fragili della popolazione, incrementando anche le risorse da investire nei processi di welfare», a favore dei cittadini in difficoltà e della promozione dei diritti di cittadinanza.

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