Rimini. Affitta la casa di un altro, prende 3000 euro di anticipo e sparisce

Prende in affitto una casa salvo scoprire che è un Airbnb. Una volta versati 3mila euro comprensivi di caparra e affitto della prima mensilità, la vittima ha visto sparire nel nulla la fantomatica proprietaria dell’immobile restando senza alloggio e impossibilitato a recuperare il denaro. Da qui la denuncia.
La vicenda
Trovare in locazione annuale l’abitazione dei propri sogni gli era parsa un’insperata fortuna soprattutto in una città a vocazione turistica quale è Rimini. Ma il sogno ad occhi aperti è stato presto infranto e un 29enne si è ritrovato gabbato. A ripercorrere la disavventura del suo assistito è l’avvocato Giacomo Bianchini. Tutto inizia nel marzo scorso, quando un giovane viene contattato da una signora che dice di essersi fatta viva, sapendo che è alla ricerca di una sistemazione. Un conoscente le ha fornito il suo numero telefonico, apparso in precedenza su un’inserzione postata su Facebook. È una donna, dunque, il deus ex machina, al centro di un presunto raggiro immobiliare che ha fatto esplodere l’indignazione poi sfociata in una regolare denuncia. A quella che sembra una fortunata catena di eventi segue, a stretto giro, la visita dell’appartamento da parte del potenziale affittuario, dopo accordi presi via Whatsapp. La signora lo accoglie presentandosi come la legittima proprietaria della casa che intende affittare a partire da inizio maggio. Al che il ragazzo, per non perdere l’occasione, non fa mistero di essere interessato.
Il denaro
Così il 27 marzo scorso viene sottoscritto quello che sembra a tutti gli effetti un regolare contratto di locazione, il cui inizio era previsto per il 2 maggio seguente. Nella stessa giornata, su richiesta della donna, il giovane le versa una somma in contanti pari a 2.800 euro, «di cui 2100 a titolo di caparra cauzionale e 700 a pagamento della prima mensilità di maggio, come pattuito anche nel contratto». Il copione sembra ben studiato, perché lei si presenta con tanto di ricevute che gli consegna subito per siglare l’accordo.
Amara scoperta
Tutto sembra andare per il meglio e l’affittuario prosegue i preparativi per il trasloco finché avvicinandosi la data, la sedicente proprietaria dell’immobile «interrompe ogni contatto con lui, rendendosi irreperibile e evitando di consegnargli le chiavi della casa promessa in locazione». Sentendo puzza di bruciato, il 29enne le telefona usando un’utenza diversa dal solito e la donna risponde finalmente alla chiamata adducendo presunte difficoltà sui lavori che starebbe completando sull’immobile accampando poi altre scuse: «Dal cellulare rotto ad una malattia dei figli». Insospettito da questi atteggiamenti, il ragazzo corre ai ripari rivolgendosi all’avvocato Bianchini, deciso «a tutelare i propri diritti». Poi la doccia fredda. Dopo aver effettuato le verifiche catastali e anagrafiche, il legale scopre che la donna «non risulta proprietaria di alcun immobile sul territorio nazionale». L’ipotesi è che abbia preso in locazione la casa per un breve periodo per poi mostrarlo ad altri, forse non solo alla vittima, come fosse suo, prima di restituirlo agli effettivi proprietari. E, oltre al danno la beffa, c’è dell’altro. Da ulteriori approfondimenti la casa in questione sembrerebbe infatti usata «per affitti brevi e/o vacanza». Un Airnbn in piena regola, per dirla in gergo tecnico. Tirando le fila, la signora avrebbe simulato la disponibilità giuridica e materiale dell’immobile, «inducendo con artifizi e raggiri chi era in cerca di casa a stipulare un contratto e a versare somme di denaro, senza alcuna reale possibilità di godimento dell’immobile stesso ma solo per trarne un ingiusto e truffaldino profitto ricevendo deposito cauzionale e prima mensilità del canone di locazione di un appartamento che ab origine sapeva, non essendo neppure di sua proprietà, che mai avrebbe adempiuto al contratto». Ne è scaturita una denuncia dove l’assistito dichiara sin d’ora «di opporsi all’eventuale richiesta di emissione di decreto penale di condanna, in quanto intenzionato a costituirsi parte civile nel procedimento penale». Ora non gli resta che attendere che la giustizia faccia il suo corso.