Rimini. Accoltellamento in centro, 5 giovanissimi indagati per tentato omicidio

Rimini

Tentato omicidio aggravato dal numero di persone presenti e dai futili motivi, l’ipotesi per cui 5 ragazzi, 4 minorenni e un solo maggiorenne, tutti italiani tranne un 16enne di origine rumena, sono stati indagati dalla Procura dei minori di Bologna e quella di Rimini. Il caso è quella di una lite tra giovanissimi in centro storico a Rimini, tra il 16 e il 17 marzo 2024 scoppiata per futili motivi. L’indagine è arrivata alla fine, con la notifica agli indagati del 415 bis, chiusura del fascicolo, che solitamente precede una richiesta di rinvio a giudizio. Anche la parte offesa è un minorenne, un ragazzo di 17 anni accoltellato dopo la mezzanotte in seguito a un litigio scaturito da commenti sui social. Il giovane era stato operato d’urgenza al Bufalini di Cesena e nonostante le ferite gravissime una all’addome e l’altra alla schiena, questa seconda avrebbe interessato anche un polmone. In meno di 48 ore, grazie all’intervento tempestivo dei soccorsi, non era già più in pericolo di vita. Durante le indagini però, la perizia disposta dalla pubblica accusa avrebbe rappresentato che in quella zona del corpo dove il ragazzo era stato ferito con due coltellate, benché non attinti, vi siano organi potenzialmente vitali, per cui l’ipotesi di accusa non poteva limitarsi a lesioni gravissime ma doveva necessariamente passare a quella ben più grave di tentato omicidio.

La fuga e lo scontro

Le indagini all’epoca dei fatti furono seguite dalla Squadra Mobile che riuscì a ricostruire come poco dopo la mezzanotte due gruppi di ragazzi si erano affrontati prima in via Cairoli, dove era iniziato il diverbio, poi si erano spostati in via Giordano Bruno per poi scappare verso via Tempio Malatestiano. Due i gruppi di giovanissimi, alcuni di famiglie di origine albanese ma di nazionalità italiana, si erano affrontati per un diverbio scaturito da un commento su Instagram. Poi il gruppo si era sciolto e la lite sembrava sopita, fino a quando, in pieno corso d’Augusto, era spuntata una lama che aveva perforato l’addome del 17enne. Sul posto erano intervenute le Volanti della Questura e le indagini erano state affidate alla Squadra mobile dal magistrato di turno, Paola Bonetti. Gli inquirenti grazie alle telecamere di sorveglianza pubbliche e private e a due dei giovani presenti, erano subito risaliti all’identità del presunto accoltellatore di 16 anni e del suo gruppo di amici. Difeso dall’avvocato Cristian Brighi, l’adolescente avrebbe collaborato fin da subito con gli inquirenti raccontando la sua versione dei fatti. Prima di tutto il coltello non sarebbe stato il suo, ma l’avrebbe preso ad un ragazzo albanese che faceva parte del primo gruppo di ragazzi con il quale aveva litigato in via Cairoli. Questi però non sono mai stati rintracciati né identificati dalla polizia di Stato. Inoltre, stando al racconto del ragazzino, non aveva capito la gravità dei fendenti, due in tutto, che aveva ritenuto essere solo dei taglietti superficiali. I genitori del giovane ferito, invece, si sono rivolti all’avvocato Flavio Moscatt.

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