Nuova Statale 16 a Rimini, no degli ambientalisti: «Basta allargare il tracciato che c’è già»

Rimini

RIMINI. No alla variante alla Statale 16 così come è stata progettata. Si leva ancora alto il no delle associazioni ambientaliste, che contestano la stesura del tracciato definito attualmente domandando alla Provincia di prendere in considerazione le loro ragioni, “condensate” in una lunga lettera che indica punto per punto problemi e soluzioni. Fiab Rimini, insieme a Wwf, Legambiente Valmarecchia e Italia Nostra chiedono di «stralciare la previsione relativa alla variante alla Ss16 nella tratta che a sud, inizia con la circonvallazione del Comune di Rimini (già a 4 corsie e con le intersezioni in corso di adeguamento) e a nord termina con l’immissione nella variante a 4 corsie già realizzata a Bellaria Igea Marina, di prevedere in alternativa l’adeguamento dell’attuale Ss16 allargando fino a quattro corsie la tratta Viserba-Bellaria». Tra le richieste, anche quella di realizzare un nuovo casello sull’A14 in prossimità della fiera.

Più inquinamento

La nuova infrastruttura, rilevabo le associazioni ambientaliste, andrebbe ad incrementare ulteriormente gli attuali livelli di inquinamento. Andando a canalizzare parte del traffico dell’attuale Ss 16, ma che dell’A14, la variante alla Statale Adriatica si porrebbe più come «una variante all’A14, come un canale moltiplicativo di traffico automobilistico e di conseguente carico di Co2 e polveri sottili. Quindi non si avrà l’allontanamento dell’inquinamento dall’area urbana come affermato in diversi luoghi ma un notevolissimo incremento di questo su una più ampia porzione di territorio».

Costi più bassi

Un’altra ragione sono i costi più bassi. «L’adeguamento in sede avrebbe un costo economico e ambientale incomparabile con il costo dell’intera opera. Il casello sull’A14 all’altezza della fiera potrebbe essere realizzato con 30 milioni di euro, il 6% del costo della variante». «L‘adeguamento in sede - rilevano inoltre - eviterebbe di sovrapporre 12 corsie stradali sul Villaggio 1° maggio ed eviterebbe di impermeabilizzare completamente quel tratto. Infine, l’adeguamento in sede non comprometterebbe l’uso dei terreni agricoli della zona nord, dove i frazionamenti aziendali e gli incrementi di carichi inquinanti penalizzerebbero pesantemente gli agricoltori sia per la produzione quantitativa che qualitativa».

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