Il Cesena paga l'inciviltà altrui: niente trasferta per i tifosi bianconeri

CESENA. Vietato entrare. Con un tempismo oggettivamente discutibile, la dottoressa Francesca Ferrandino, Prefetto della provincia di Bergamo, ha ufficialmente disposto quello che era nell’aria dall’inizio della settimana più surreale e imbarazzante della stagione.

Domani pomeriggio, allo stadio Atleti Azzurri d’Italia, i tifosi del Cesena non potranno entrare, espulsi a due giorni dalla partita dalle due pagine e mezzo di decreto prefettizio pubblicato giovedì sera alle ore 21.15 ma reso operativo soltanto ieri mattina dal Gos.

 

Nessuna sorpresa. “Divieto per la società Atalanta Bergamasca Calcio di procedere alla vendita dei tagliandi per tutti i settori dello stadio, fatta eccezione per i possessori di tessera del tifoso rilasciata dalla predetta società in data antecedente al 27 novembre 2014”.

Le tre righe del decreto rimbalzate da Bergamo a Cesena sono queste e si traducono con facilità: domani potranno assistere alla partita solo i possessori della Dea Card, in barba agli oltre 300 tifosi fidelizzati bianconeri che avrebbero voluto seguire la squadra in Lombardia e che ingiustamente non potranno farlo. «È un provvedimento discriminante - tuona il vice presidente Mauro Urbini, uno che di trasferte se ne intende - perché chi sottoscrive la tessera del tifoso ha gli stessi diritti, indipendentemente dalla squadra che sostiene. E invece domani pomeriggio, allo stadio di Bergamo, potranno entrare solo coloro che hanno sottoscritto la tessera dell’Atalanta e non quelle persone che hanno fatto altrettanto con il Cesena. Evidentemente non siamo tutti uguali. Per questi motivo reputo questo provvedimento semplicemente vergognoso».

 

Nota. Anche la società bianconera, sul proprio sito internet, ha contestato il decreto arrivato da Bergamo con una presa di posizione ufficiale: “L’Ac Cesena esprime grande rammarico per la decisione che impedisce ai nostri tifosi di seguire e sostenere la squadra (…). Si tratta di una misura del tutto ingiustificata che colpisce una tifoseria, la nostra, che ha sempre tenuto un atteggiamento esemplare e che oggi paga le violenze messe in atto dai tifosi di altre squadre. Non comprendiamo la logica di questo provvedimento (…) che rappresenta un enorme passo indietro nel complesso lavoro che tante società, come la nostra, stanno mettendo in campo. E’ l’ennesimo paradosso italiano che testimonia la sostanziale incapacità di risolvere i problemi legati alla delinquenza da stadio che nulla hanno a che vedere con i nostri affezionati e correttissimi supporters”.

 

Accuse. Urbini aggiunge altro pepe: «Da tifoso trovo incredibile che vengano puniti degli innocenti per avere paura di altri. E non si dica che c’entra il gemellaggio con il Brescia (storica rivale dell’Atalanta, ndr), perché mercoledì è successa la stessa cosa ai tifosi dell’Avellino in Coppa Italia. Da dirigente, invece, mi chiedo: per quale motivo sono state istituite le tessere del tifoso? Perché ci hanno obbligato a montare i tornelli? Quali benefici ha portato l’estenuante iter burocratico al quale ciascun tifoso deve sottoporsi per sottoscrivere un abbonamento o acquistare un biglietto? Qualcuno, prima o poi, dovrà spiegarcelo».

 

Scenario. Considerando che “non saranno validi per la partita neppure i carnet di biglietti e i mini abbonamenti già rilasciati per il settore Curva Nord”, come si legge nel decreto, domani pomeriggio lo stadio Azzurri d’Italia farà registrare parecchi spazi vuoti. Anche perché numerosi tifosi organizzati dell’Atalanta (oltre un migliaio, ma alla fine potrebbero essere di più) hanno deciso di non entrare al Comunale e di sostenere la squadra da fuori, proprio per contestare le restrizioni e le misure adottate dopo gli scontri dello scorso 22 novembre al termine della sfida contro la Roma. Gli abbonati della Dea sono 10.678, ma domani allo stadio non ci saranno più di 8.000 persone.

 

 

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