Tifare Rossi è uno stile di vita

Rimini

Quando un collega della redazione sportiva mi ha mandato un sms chiedendomi un pezzo che rispondesse alla domanda “perché tifo per Valentino Rossi?” la prima risposta che mi è passata per la testa è stata: lascia stare, non saresti capace di uno svolgimento politicamente corretto sulla falsa riga della frase fatta tipo “semplicemente perché in pista è il migliore di tutti i tempi”. Oppure, “perché sorpassa con lo stesso genio che c'era nei dribbling di Maradona”. O ancora – e mi fermo ma potrei andare avanti a lungo - perché mi ha fatto gonfiare il petto d'orgoglio regalandomi l'inno di Mameli per 106 volte.

Stile. La verità è che mi sono innamorato di Valentino Rossi per come guida la moto ma anche, e soprattutto, per le centinaia di volte che mi ha fatto godere alla sua maniera.“Wlf” scritto sulla tuta da corsa mica ce l'hanno tutti, per esempio.Quanti chiamano la propria moto “la mia fidanzata” e la vanno a trovare di notte nel box? Quanti buttano la Honda più forte di tutti i tempi e poi vincono il mondiale con una Yamaha che prima era un “caretto”?Quanti altri rispondono così in un'intervista in televisione? La tua perversione? «Guardare film porno». La tua canzone preferita? «Siamo solo noi di Vasco Rossi». Riti scaramantici? «Mi tocco le palle tutte le volte che mi dicono auguri». Con quante donne sei stato perché sei famoso? «Tutte». 

Rivali. Oppure. L'anno è il 1997, Max Biaggi è il fenomeno dei fenomeni e sulle riviste patinate si fa immortalare con Naomi Campbell e dichiara: «Mi piacerebbe portarla nei box» RossiFumi, che ha 18 anni, corre in 125 e non è ancora nessuno, al Mugello taglia il traguardo per primo e nel giro d'onore carica sulla moto una bambola gonfiabile che chiama Claudia Skiffer. Della serie, salutatemi il divo. Che gusto c'è a prendersela con i più deboli? Nessuno, appunto. Se la prende col numero uno in pista e fuori.

Oltre la noia. Prima di lui finiva tutto con la bandiera a scacchi. Con lui è una gag dietro l'altra e diventa impossibile staccarsi dalla televisione. Uno dei motivi per cui non dovrei scrivere l'articolo è che la mia gag preferita è quella di Jerez 1999. Vince alla grande e nel giro d'onore cosa s'inventa? Appoggia la moto al muretto e corre al gabinetto lungo la pista. Tutte le televisioni del mondo sono costrette a fermare l'immagine sul bagno chimico per un tempo che sembra infinito. Genio puro.E ancora: gran premio del Giappone del 2001. Biaggi con una manovra azzardata a gomito alto spinge Rossi fuori pista quasi ai 300 all'ora. La reazione? Meno di un giro dopo il Dottore lo sorpassa di cattiveria e in piega, a oltre i 150 orari, gli alza il dito medio. Poi, ovviamente, vince. L'anno dopo, a Donington, spiega in diretta tv nazionale che «Biaggi è solito fare queste stronzate; evidentemente gli tira il culo arrivare dietro tutto le domeniche» perché l'altro gli era sfrecciato a fianco nel giro d'onore, dunque a gara finita, rischiando di travolgerlo a velocità folle. 

Oltre il passare degli anni, è rimasto schietto, sfacciato e insieme al suo gruppo storico di amici, sempre gli stessi nonostante fama e soldi, sa fare divertire con la manetta del gas e l'ironia. Penso a quando si è inventato il nuovo sponsor, la “Polleria Osvaldo”. Naturalmente non esisteva ma ci sono stati giornalisti Rai che hanno mandato in onda interviste al titolare, che invece era un burlone del Fan Club.

Non solo vittorie. Più o meno vince sempre (9 mondiali dal '96 al 2009) ma lo spettacolo non è mai lo stesso. Sono rarissime le gare soporifere vinte da Valentino, quelle martellate di regolarità alla Casey Stoner che ti vien voglia di cambiare canale alla terza staccata. Il dottore in genere parte male e poi regala sorpassi che sono uno spettacolo assoluto. Ne cito solo un paio: quello al mitico cavatappi di Laguna Seca su Stoner, passando sulla terra, e quello su Lorenzo all'ultima curva di Barcellona, passando dove era impossibile passare. Capolavori del corpo a corpo che resteranno scolpiti per sempre.

Con Sic. Non ce la fa proprio a essere banale, neppure nella scelta degli amici. Penso a Marco Simoncelli, uno in cui si riconosceva e che aveva adottato, inaugurando di fatto alla “Cava” la scuola di motociclismo che ora è sbocciata nel suo team Sky Vr 46 in Moto 3.

Gli resta l'onta dell'evasione fiscale, è vero, ma l'ha saputa lavare (dopo un passo falso successivo allo scandalo - chiudendo i conti col fisco e stravolgendo tutto il suo entourage per evitare di ripetersi nell'errore. A me, che pure avevo sofferto vedendo finire il mio eroe su due ruote nell'elenco dei ladri, è bastato.

 

 

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