Dovizioso avanza nella storia della Ducati
Non è mica Irvine
Una cosa deve dare la carica al pilota ed ai suoi tifosi: Dovi non è un Eddie Irvine del 1999. Per chi non avesse memoria storica della Formula 1, il simpatico nord irlandese si giocò il titolo con Mika Hakkinen, a sorpresa. Le analogie fra questi piloti sono diverse: entrambi pilotavano una “rossa” (uno la Ferrari e l'altro una Ducati) entrambi erano “battezzati” come seconde guide di campionissimi (Eddie di un tal Michael Schumacher e Dovi di Jorge Lorenzo); entrambi si sono trovati a giocarsi il titolo un po’ a sorpresa; entrambi hanno avuto nei rispettivi e blasonati compagni di squadra uno scudiero nelle ultime gare.
Le analogie, però, si fermano qui: Irvine approfittò di un infortunio grave che costrinse Schumacher a saltare diverse gare, facendolo diventare la prima guida; Dovi ha ridimensionato sul campo Lorenzo ed è arrivato ad un nuovo livello di consapevolezza e velocità. Questa è la differenza che conta. Andrea non ha approfittato di nessuna situazione anomale, semplicemente è cresciuto tanto ed ora appare uno dei migliori assi della categoria.
Così, anche se a Valencia dovrà inchinarsi a Marc (difficile immaginare Andrea 1° e Marc 12° o peggio sulla pista di casa) il forlivese ha costruito una stagione che non dovrebbe restare isolata e che potrebbe essere un inizio. Se il simpatico Eddie fu 2° nel mondiale 1999 per due punti, dopo essere stato 4° in quello precedente e 7° nel 1997, per poi trovarsi ridimensionato dal trasferimento in Jaguar, Andrea sembra solo all'inizio di una nuova fase della sua carriera. Insomma questo eccezionale 2017 pare averci regalato un Dovizioso forte e consapevole, pronto a giocarsela alla pari, in numerosi circuiti, non solo con Marquez, ma anche con Lorenzo, Vinales, Rossi e Pedrosa.