Auto travolge la folla: un morto e otto feriti

Rimini

SAN MARINO. Assisteva alla sfilata dei bolidi in una posizione un po’ defilata e con indosso un giubbetto catarifrangente, in un’area autorizzata: precauzioni che non sono valse a proteggere se stesso e la sua famiglia dall’auto impazzita che è uscita di strada ed è piombata tra gli spettatori della prova speciale del quattordicesimo “Rally Legend” di San Marino. L’uomo - Enrico Anselmino, 57 anni, originario di Asti - è morto sul colpo. Altre otto persone, tra le quali la compagna (trasportata d’urgenza a Cesena, rischia a sua volta la vita: è in Rianimazione) e il figlio, sono rimaste ferite.

L’incidente è accaduto alle 11.56. La Renault Clio Maxi numero 44 dell’equipaggio composto da Enrico Bonaso e Alice Palazzi (co-pilota) si presenta sul rettilineo di via Piana a una velocità approssimativa di novanta chilometri orari, ma al momento di affrontare la curva dell’Ufficio tecnico, verso via Giacomini, qualcosa va storto. Difficile pensare a un’indicazione sbagliata della navigatrice. Gli esperti ipotizzano un errore di valutazione del pilota che ha frenato in ritardo, soprattutto in considerazioni dell’asfalto bagnato e delle strisce pedonali verniciate di blu. Le drammatiche immagini dell’incidente, riprese con i telefonini dagli spettatori - non lasciano spazio a interpretazioni alternative rispetto all’errore “umano” (altre decine di vetture erano già sfilate in quel tratto). La Clio scivola e tira dritto oltre la via di fuga predisposta dagli organizzatori, di circa trenta metri, e piomba oltre le “protezioni” delle rotoballe su uno sparuto drappello di spettatori (la maggior parte della gente era assiepata in altre zone). Impossibile evitare quel “missile”. La corsa della vettura si ferma, incredibilmente, addosso a un trattore, inspiegabilmente parcheggiato sul lato della strada. L’equipaggio è illeso. Ma a terra ci sono nove persone, travolte come birilli. Per Enrico Anselmino non c’è più niente da fare, la moglie è in condizioni disperate, ferito seriamente è anche il figlio disabile (è lui un appassionato di motori e la famiglia era ospite da parenti che abitano a due passi dal Titano).

Complessivamente le persone soccorse e ricoverate sono otto (la donna a Cesena con fratture agli arti, al bacino, e il trauma cranico, e altre due donne e cinque uomini a San Marino). Oltre ai congiunti della vittima, di cui si è detto, gli altri sono tutti italiani che vivono in zona a parte uno spagnolo (uno degli italiani è sposato con una sammarinese). La compagna della vittima è in condizioni disperate, ma altri due feriti sono gravi in terapia intensiva per le lesioni riportate. Gli altri pazienti hanno riportato fratture multiple e lesioni diffuse e alcuni sono stati sottoposti a interventi chirurgici. La risposta all’emergenza non ha avuto intoppi.

I tre commissari di gara piazzati a pochi metri (ce ne erano cento) hanno immediatamente dato l’allarme e sul posto in pochi minuti sono arrivate tutte le ambulanze presenti, nel raggio di pochissimi chilometri, per garantire la sicurezza della prova. Sul luogo dell’incidente sono accorsi per i rilievi gli agenti della polizia civile e il magistrato di turno, commissario della legge Luca Morsiani. Spetterà a lui accertare le responsabilità dell’accaduto. Di certo lo sforzo degli organizzatori è stato imponente, ma ripetere parole come “imponderabilità” e “fatalità” come è avvenuto durante la conferenza stampa predisposta ieri per chiarire gli aspetti dell’accaduto sembra prematuro. Non si capisce perché, infatti, gli spettatori debbano condividere con i piloti il “rischio” che in realtà soltanto per loro può considerarsi insito nella natura della manifestazione. Il figlio della vittima, secondo quanto comunicato dagli stessi organizzatori, aveva chiesto in anticipo un accredito per l’accesso al parcheggio e si era informato sulla possibilità

di assistere alle prove in sicurezza. Proprio per le ridotte capacità motorie del ragazzo la famiglia astigiana non si sarebbe mai sognata di sostare in un’area delimitata come “rossa”. Il discorso non si chiude sospendendo la prova, cancellando le premiazioni e parlando a caldo alla stampa . Pretendere più sicurezza nei rally non significa affossare questo tipo di attività sportiva, spesso al centro di polemiche, ma semmai il contrario. Il Rally Legend di quest’anno era stato idealmente dedicato alla memoria di “Pucci” Grossi il campione riminese che ne era grande estimatore.

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