Vendetta a luci rosse contro l'ex fidanzata

Rimini

RIMINI. Per vendicarsi della ex fidanzata, che non voleva saperne più niente di lui, aveva creato a suo nome un falso profilo e inserito su un sito di incontri erotici un’inserzione molto esplicita. Quindi l’aveva arricchita con l’unico numero che era rimasto in suo possesso, quello del telefono fisso, dopo che la giovane si era vista costretta a cambiare quello del cellulare per sfuggire alle sue insistenze.

Una condotta, presunta, che è costata un processo all’uomo, 39enne commerciante di origine pugliese, residente a Rimini, difeso dall’avvocato Vincenzo Gallo. L’imputato è accusato di sostituzione di persona e diffamazione aggravata. I fatti risalgono a cinque anni fa.

La ragazza, all’epoca dei fatti venticinquenne, ha ripercorso in aula davanti al giudice le vicissitudini dei giorni e delle settimane che seguirono la rottura della relazione. «Ero a esasperata, al punto di meditare addirittura di trasferirmi altrove». Dopo aver vissuto finalmente un periodo di relativa tranquillità, coinciso con il cambio di numero del cellulare e di qualche precedente abitudine, le era capitato di ricevere quelle strane e ammiccanti telefonate da parte di sconosciuti. Le sfuggiva il fatto che a scatenarli fossero stati inviti virtuali del tipo «Chiamami, ti aspetto, ti farò impazzire di piacere» oltre a minuziose descrizioni dell’aspetto morbido e vellutato di alcuni suoi organi.

A spiegarle per filo e per segno la situazione e chiarire l’equivoco fu proprio uno dei maniaci della rete che avevano abboccato all’amo e cercavano di contattarla. «Non saprei identificarlo si presentò con uno pseudonimo: fu lui a leggermi gli annunci fatti a mia insaputa».

Alla donna non rimase altro che denunciare la situazione in questura e gli investigatori della polizia chiamarono a renderne conto il sospettato numero uno, l’ex fidanzato, all’epoca denunciato a piede libero.

Le presunte mezze ammissioni nell’ufficio della postale, però, non sono utilizzabili e la difesa punta all’assoluzione. Nella prossima udienza, fissata nel mese di ottobre, è prevista la testimonianza del titolare del residence: il falso profilo fu creato con un suo computer.

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