Addio all'antiquario Maurizio Balena

Rimini

RIMINI. Un malore, si è accasciato ed è morto: quando i medici del 118 sono intervenuti non hanno potuto che constatarne il decesso. Così a 72 anni ha perso la vita il noto antiquario Maurizio Balena, ieri attorno alle 13, mentre si trovava a pranzo nel ristorante Pic Nic, in via Tempio Malatestiano, assieme alla figlia Ilaria e ad alcuni amici di famiglia, tra cui Enrico Gnassi, il padre del sindaco.

Esperto di arte da sempre, il suo mondo gravitava attorno al negozio che aveva in vicolo Pescheria ma la sua fama era balzata alle cronache nazionali e internazionali in diverse occasioni: la più celebre certamente quella che lo vide protagonista del ritrovamento di tre opere d’arte rubate il 6 febbraio del 1975 da Palazzo Ducale, a Urbino, da dove erano sparite nella notte la Madonna di Senigallia e la Flagellazione di Piero della Francesca e la Muta di Raffaello. Balena, poco più che 30enne ma già conosciuto nel campo dell’arte in qualità di esperto, era stato contattato dall’allora procuratore di Pesaro Gaetano Savoldelli Pedrocchi per avere un aiuto nell’attività investigativa e riuscire a risalire ai capolavori trafugati. Appena un anno dopo, il 23 marzo del 1976, l’obiettivo venne raggiunto: i quadri furono trovati a Locarno in Svizzera e i colpevoli vennero arrestati in giro per l’Europa; l’aiuto dell’antiquario riminese fu determinante perché proprio lui riuscì a risalire per primo ai “basisti” trovando la pista svizzera che si rivelò determinante.

Non solo: Balena alcuni anni prima aveva tentato di acquistare per due milioni di lire la statua in bronzo attribuita a Lisippo, ripescata in Adriatico nel 1964 da pescatori fanesi e poi venduta clandestinamente, a Villa Getty, museo di Malibù in California. Anche quella vicenda, della quale il noto antiquario non ha mai fatto mistero, era balzata alle cronache internazionali numerosi anni dopo per il contenzioso tra Italia e Stati Uniti in merito alla possibile restituzione dell’opera d’arte, su cui Balena aveva appunto tentato un acquisto già a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta grazie alla sua sterminata conoscenza nel mondo dell’arte.

Così come ancora prima, appena 22enne, venne contattato, sempre in qualità di esperto, per un parere legato a due statue di marmo del periodo ellenico che erano state ritrovato a Pesaro durante dei normali scavi in piazza Matteotti: statue poi finite nei musei di Basilea (Svizzera) e Toronto (Canada). dopo ulteriori vicende rocambolesche che finirono ancora una volta sui media nazionali. E ancora: i riflettori di tutta Italia si accesero sull’esperto d’arte riminese quando nel 2001 intraprese accanto al critico Vittorio Sgarbi una battaglia contro la restaurazione del Duomo e in particolare la sostituzione dell’altare maggiore, quello storico donato da Napoleone, per mettere al suo posto uno in metallo e travertino con lo stemma vescovile. Balena sul Corriere della sera aveva tuonato tutto il suo disappunto proprio contro l’allora monsignore: «Per far posto al suo stemma ha spostato Napoleone»; e aveva sintetizzato il suo amore per Rimini e il suo capolavoro spiegando: «Non c'è libro al mondo che, parlando del Rinascimento, non cominci da questo capolavoro del ' 400».

Un uomo diretto, schietto, come lo ricordano anche il sindaco Andrea Gnassi e l’assessore alla Cultura Massimo Pulini: «Dietro a un atteggiamento burbero, da affettuoso “bastian contrario”, da battitore libero, polemico, anarchico anche oltre l’anarchia, stava un uomo di sconfinata conoscenza e di altrettanto sconfinata e riservata generosità». Sindaco e assessore sottolineano anche un altro aspetto: «Era un profondo conoscitore di “cose d’ arte”, tanto che in molti gli hanno riconosciuto un posto fondamentale nella storia dell’antiquariato italiano del Novecento».

La camera ardente sarà allestita da oggi, a partire dalle 12, al Cimitero Civico di Rimini.

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