"Vendo la Provincia per fare le scuole"

Rimini

RIMINI. Il potenziale tesoro immobiliare della Provincia ammonta a 75 milioni di euro. E il piano di alienazioni è di quelli inaspettati, destinato a «pagare strade e scuole». I soldi potrebbero arrivare infatti dalla messa in vendita di quei beni che fino a ieri erano nell’elenco sotto la voce “indisponibili”. Pezzi da novanta come la mastodontica sede in via Dario Campana 64 o la sede in corso d’Augusto 231, valutate rispettivamente, neanche un anno fa, 9.588 milioni e 3.657 milioni. La strategia di battaglia, per fare cassa contro i tagli dello Stato, arriva dal neo presidente Andrea Gnassi, che all’indomani della prima seduta ha annunciato agli altri sindaci come intende muoversi: «Dovranno essere disposti a vendere sedi e sedie della Provincia per sostenere scuole e strade».

Posto che tra le varie proprietà non saranno sacrificati gli istituti superiori, le palestre o il Pala Flaminio - quest’ultimo sulla carta varrebbe anche una bella cifra, 7.660 milioni - nel mirino finiranno quegli edifici “superflui”, visto il nuovo corso che porterà la «Provincia a assomigliare a uno di quegli Enti post bellici di assistenza primaria alle persone, o a quelle giunte operative per la ricostruzione nate nel dopoguerra, che dovevano pensare esclusivamente a pane, case, strade, inventandosi anche l’impossibile per farlo».

Un piano di necessità che però non sarà facile da attuare, considerato che nel gennaio scorso, la sede dell’assessorato al Turismo, 500 metri quadri su tre piani in piazza Malatesta, è stata messa all’asta pubblica per 1.2 milioni di euro, ma a distanza di quasi un anno non ha trovato ancora un acquirente, nonostante la posizione centralissima e il valore sceso di circa il 30 per cento. Dalla Provincia sembrano però intenzionati a percorrere la strada della maxi spending review, che coinvolgerà anche gli affitti da pagare: compresi quelli di un paio di scuole, ci sono 640mila euro annui di locazioni passive.

Nel mirino finirebbero in questo caso, per essere accorpati, gli uffici di piazzale Bornaccini (121mila euro) o i magazzini della Protezione civile (27mila). Ma anche “accorpamenti” di istituti: il pedagogico Valgimigli in vicolo Montirone, traversa corso d’Augusto, costa 192mila euro; quello linguistico via del Pino, 104mila, sempre annui. La sentenza su dove calerà la scure arriverà «non appena avremo ben definito lo scenario finanziario dell’Ente», conclude Gnassi, che su un punto non rinuncerà, dice lui: «Scelte e decisioni draconiane». (simone mascia)

 

 

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