Ucciso 20 anni fa ma nelle unghie c'è il Dna del misterioso assassino

Rimini

 

RIMINI. Dalle unghie dell’indice e del medio della mano destra della vittima il medico legale prelevò un lembo di pelle. Era il 24 ottobre 1994. Dopo venti anni esatti, grazie agli enormi passi avanti fatti nel campo delle investigazioni scientifiche e all’annunciata realizzazione di una banca dati nazionale del Dna, sarebbe tecnicamente possibile risalire all’identità del misterioso assassino che uccise sotto casa a Rimini, in via Bilancioni, il 32enne incensurato Silvano Gaspari.

C’è da verificare, ovviamente la “qualità” e lo stato di conservazione del reperto, oltre alla possibilità di impegnare la procura in un’indagine rivolta al passato. Non sarebbe la prima volta (il caso Iorio è stato risolto dopo quindici anni, il caso Duncanson non ha portato a nuovi sviluppi), ma se ne esistessero i presupposti varrebbe la pena di tentare di rendere giustizia all’artigiano riminese che lavorava come cameriere nel fine settimana e sognava di aprire un ristorante tutto suo. Si dava da fare: piastrellista, idraulico, imbianchino. «Stavolta vado in vacanza e ci resto un mese», annunciò una volta agli amici. Stette fermo tre giorni e poi di nuovo a “tinteggiare”. La sua breve esistenza non fu molto differente dall’ultimo giorno, una domenica: assolutamente normale. Il pranzo in famiglia - abitava con la mamma e la sorella (il fratello si era sposato da poco) - poi la partita del Milan al bar davanti alla televisione, quattro chiacchiere per tirare fino all’ora di cena. «Vai a prendere le pizze perché stasera viene anche la nonna», lo avvertì la madre.

La sera verso le dieci, uscì di nuovo e dopo un giro in macchina si fermò al bar all’angolo per discutere i dettagli del solito “sistemone” da quindicimila lire a testa. Verso l’una attaccò a piovere e allora via di corsa in strada, ma a casa non arrivò mai. Lungo il tragitto fu affrontato da uno sconosciuto, forse ebbe una colluttazione. Contro di lui l’assassino esplose tre colpi colpi calibro 7.65 “browning” da distanza ravvicinata. Il primo trafisse l’avambraccio sinistro, il secondo penetrò in un rene. Il terzo, fatale, lo raggiunse al cuore.

La polizia escluse contatti con la malavita e si orientò sulla pista passionale. Silvano aveva avuto una storia importante con una ragazza nigeriana che faceva la cameriera e aveva continuato a frequentare delle sue amiche. Una volta aveva litigato con il marito bellariese di una di loro. Quell’uomo fu indagato, ma non saltò fuori niente. Dopo venti potrebbe riaccendersi la speranza di individuare il colpevole.

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