«Investiremo un mucchio di soldi»

Rimini

RIMINI. C’è un alone di mistero che sin dalla presentazione delle offerte avvolge AirRiminum, la cordata che ha vinto il bando trentennale per la gestione dell’aeroporto di Miramare.

Nomi degli investitori coperti, dichiarazioni con il contagocce, nessuna indiscrezione sui progetti. A tirare le fila della cordata c’è Alberto Franceschini, presidente di Ambromobiliare, l’advisor dei vincitori della gara Enac.

Chi c’è dietro AirRiminum?

«C’è la società Armonie il cui 80% è in mano al commercialista Leonardo Corbucci, mentre il 20% è di Ambromobiliare. Voglio però sgombrare il campo dai dubbi: con noi non ci sono personaggi chiacchierati, come il finanziere Florio Fiorini. Siamo una società quotata in Borsa, non ce lo possiamo permettere».

Perché non sono stati resi noti i nomi di chi partecipa alla cordata?

«Per partecipare al bando avevamo due possibilità. La prima era radunare i componenti della cordata, farli costituire in società in ragione delle singole quote e presentare l’offerta, ma a quel punto avremmo dovuto rendere noti tutti i nomi. Mentre alcuni investitori avevano esplicitamente chiesto l’anonimato. Così abbiamo scelto la seconda soluzione, costituendo noi una società che ci permettesse di mantenere il riserbo sui nomi pur avendo contrattualizzato una serie di impegni».

E ora può rivelare chi c’è dietro?

«Aspettiamo il passaggio alla commissione tecnica dell’Enac. In quella sede, anche per una questione di correttezza istituzionale, riveleremo all’ente chi sono gli investitori (si parla di società piuttosto solide e quotate in Borsa oltre ad importanti aziende riminesi, ndr). Per ora posso anticipare che Leonardo Corbucci sarà l’amministratore unico, mentre Laura Fincato il presidente».

E dal punto di vista patrimoniale?

«AirRiminum costituita nel luglio scorso ha al momento 120mila euro di capitale. Quando avverrà l’aggiudicazione ufficiale, la società effettuerà l’aumento di capitale richiesto fino a 9 milioni. Poi toccherà ai soci».

Come nasce il vostro interesse per il Fellini?

«Noi siamo esperti di aeroporti e consulenti di diverse compagnie aeree. Abbiamo collaborato con il gruppo Volare e con il commissario straordinario di Alpi Eagles oltre che lavorato per l’aeroporto privato Ata di Linate. A ottobre 2013 siamo stati anche consulenti di Aeradria in concordato preventivo sino a quando non è sopraggiunto il fallimento. E’ proprio in quella occasione - rivela Franceschini - che abbiamo incontrato un sacco di imprenditori interessati al Fellini e alla fine abbiamo trovato quelli giusti».

Soddisfatti dell’esito del bando?

«Sicuramente sì. Abbiamo anche ricevuto una lettera di congratulazioni da parte di Aviacom la cordata guidata dall’americano Robert Halcombe. Anche perché fra tutte quella di AirRiminum è la più complementare allo sviluppo dello scalo di Forlì in sinergia con Rimini. Penso che Halcombe temesse la concorrenza di Novaport sul settore cargo».

Quali sono i vostri progetti?

«Guardiamo soprattutto al turismo, quindi al traffico passeggeri. Possiamo tranquillamente convivere con Forlì, senza concorrenza. Avremmo potuto puntare anche sulla convenzione fra Italia e San Marino per aprire un punto franco in aeroporto, sarebbe stato indubbiamente un grosso vantaggio per le merci, ma così avremmo snaturato l’aeroporto riminese».

Certo che il punteggio è davvero elevato?

«Gli 85 punti non significano niente, rivelano soltanto l’indirizzo indicato dell’Enac, ma tutto può cambiare. Però è un distacco notevole che ci rende fiduciosi. Se ci fossero stati solo 3-4 punti di differenza sarebbe stato diverso. L’ultima parola spetta all’Ente dell’aviazione civile che dovrà valutare i soci di capitale».

Che cosa c’è scritto nel vostro piano industriale?

«Per ora preferiamo non rivelare i dettagli. Si tratta però di un progetto piuttosto complesso, che prevede l’investimento di un mucchio di soldi».

Quanto denaro investirete?

«La cifra programmata è sensibilmente superiore a quella prevista da Novaport, con un aumento di capitale maggiore rispetto alla cordata “russa” anche se in verità i loro soci sono tutti italiani e sammarinesi».

Sono previsti rapporti con lo scalo di Venezia?

«No, non c’è alcun rapporto. La Save (la società di gestione dello scalo veneziano) aveva valutato l’operazione Rimini, ma poi l’ha scartata».

E i tempi?

«Sicuramente si allungheranno. La nuova gestione potrebbe decollare dall’inizio del 2015».

 

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