Indagine dell'Antitrust su Expedia e Booking

Rimini

RIMINI. Sono finiti nel mirino dell’Antitrust: i portali Booking ed Expedia avrebbero violato le norme sulla concorrenza, impedendo agli hotel di fornire delle tariffe inferiori tramite altre agenzie di prenotazione online o tramite i propri siti web. Una battaglia che da Rimini hanno portato avanti  nel corso dei mesi, dove la presidente di Aia Patrizia Rinaldis  si è mossa segnalando a più riprese alla Federalberghi nazionale la necessità di muoversi. 
E la denuncia all’Antitrust, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, è scattata nei giorni scorsi, dando il via a una istruttori che «a Rimini aspettavamo da tempo», esulta la Rinaldis, «siamo costretti a delle clausole che ci danneggiano soprattutto nei last minute, quelli a ridosso delle festività». Le indagini dovranno concludersi entro il 30 luglio 2015; e e nel mirino sono finite proprio le  le clausole previste da Booking ed Expedia che vincolano le strutture ricettive a non offrire i propri servizi alberghieri a prezzi e condizioni migliori tramite altre agenzie di prenotazione online, e in generale, tramite qualsiasi altro canale di prenotazione.  
Secondo l’Antitrust  «l’utilizzo di queste clausole da parte delle due principali piattaforme presenti sul mercato potrebbe limitare significativamente la concorrenza sia sulle commissioni richieste alle strutture ricettive che sui prezzi dei servizi alberghieri, a danno dei consumatori finali». Posizione, questa, che  sostiene anche la Rinaldis, tra l’altro nel consiglio direttivo di Federalberghi, che punta il dito «sull’assurdità della clausola: non potere decidere quale tariffa applicare non può essere ammesso in un libero mercato nel quale siamo».
Anche perché, la presidente dell’Associazione italiana albergatori Rimini segnala che «i danni economici ci sono, soprattutto a ridosso delle festività o nei periodi in cui le prenotazioni dell’ultimo minuto sono determinanti: in questi casi non possiamo muoverci liberamente perché costretti a rispettare questi parametri di Booking ed Expedia». Ora non resta che attendere di capire a chi l’Antitrust darà ragione.
RIMINI. Sono finiti nel mirino dell’Antitrust: i portali Booking ed Expedia avrebbero violato le norme sulla concorrenza, impedendo agli hotel di fornire delle tariffe inferiori tramite altre agenzie di prenotazione online o tramite i propri siti web. Una battaglia che da Rimini hanno portato avanti  nel corso dei mesi, dove la presidente di Aia Patrizia Rinaldis  si è mossa segnalando a più riprese alla Federalberghi nazionale la necessità di muoversi. E la denuncia all’Antitrust, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, è scattata nei giorni scorsi, dando il via a una istruttori che «a Rimini aspettavamo da tempo», esulta la Rinaldis, «siamo costretti a delle clausole che ci danneggiano soprattutto nei last minute, quelli a ridosso delle festività». Le indagini dovranno concludersi entro il 30 luglio 2015; e e nel mirino sono finite proprio le  le clausole previste da Booking ed Expedia che vincolano le strutture ricettive a non offrire i propri servizi alberghieri a prezzi e condizioni migliori tramite altre agenzie di prenotazione online, e in generale, tramite qualsiasi altro canale di prenotazione.  Secondo l’Antitrust  «l’utilizzo di queste clausole da parte delle due principali piattaforme presenti sul mercato potrebbe limitare significativamente la concorrenza sia sulle commissioni richieste alle strutture ricettive che sui prezzi dei servizi alberghieri, a danno dei consumatori finali». Posizione, questa, che  sostiene anche la Rinaldis, tra l’altro nel consiglio direttivo di Federalberghi, che punta il dito «sull’assurdità della clausola: non potere decidere quale tariffa applicare non può essere ammesso in un libero mercato nel quale siamo».Anche perché, la presidente dell’Associazione italiana albergatori Rimini segnala che «i danni economici ci sono, soprattutto a ridosso delle festività o nei periodi in cui le prenotazioni dell’ultimo minuto sono determinanti: in questi casi non possiamo muoverci liberamente perché costretti a rispettare questi parametri di Booking ed Expedia». Ora non resta che attendere di capire a chi l’Antitrust darà ragione.

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