Rimini, scarcerato in anticipo viene espulso. "Detenuto a rischio radicalizzazione"

Rimini

RIMINI. Radicalizzato e potenzialmente vicino all’estremismo islamico. Sono i sospetti che hanno portato all’espulsione dal territorio nazionale di un cittadino marocchino di 37 anni, detenuto nel carcere di Rimini. Stando alle segnalazioni dall’amministrazione carceraria, lo straniero avrebbe manifestato segnali preoccupanti ed evidenziato contatti, ai limiti del proselitismo, con altri detenuti accomunati da sentimenti di odio per l’Occidente.

Nel tempo sono stati monitorati i suoi comportamenti sociali, le sue abitudini religiose, il suo «stato di supremazia» sugli altri detenuti tenuti da questi in «uno stato di soggezione». L’uomo avrebbe dovuto finire di scontare la pena il prossimo aprile, ma ha beneficiato di un provvedimento di scarcerazione anticipata. Mai regolare in Italia fin dal suo arrivo che risale a più di venti anni fa, non ha avuto il tempo di riassaporare la libertà. Affermato di essere cittadino francese, aveva chiesto di poter rientrare a Parigi, ricevendo un «no» come risposta.

Dopo la scarcerazione è stato subito accompagnato in questura per accertamenti, al termine dei quali il questore di Rimini Maurizio Improta ha formulato una proposta di espulsione dal territorio nazionale per motivi di pericolosità sociale. Proposta accolta dal Prefetto Alessandra Camporota che ha ordinato l’allontanamento dal territorio. Durante l’accompagnamento a Torino, il 37enne si è morso a sangue le braccia in segno di protesta. Medicato presso l’ospedale di Novara, l’uomo è stato curato con due punti di sutura e portato presso il Cie dove permarrà fino all’allontanamento dal territorio nazionale. Era stato arrestato l’ultima volta nel 2011 a Milano per furto, minacce, resistenza a pubblico ufficiale e spaccio di stupefacenti.

Il Marocco non lo riprende

Paradossale invece la vicenda di un altro detenuto marocchino che ha scelto, con il benestare del giudice, di essere espulso dall’Italia come pena alternativa alla detenzione, ma non può tornare in patria perché il Marocco non se lo riprende. Il visto, necessario per lo straniero privo dei documenti, gli è negato da tempo e finora si sono rivelate inutili le reiterate richieste di intervento al consolato marocchino di Bologna. Il detenuto, trentenne, deve scontare una pena definitiva inferiore ai due anni per una serie di furti: è in contatto con gli uffici della questura nel tentativo di affrettare i tempi prima che a giugno venga rimesso in libertà, ma come clandestino, per termine della pena. L’uomo sostiene di avere scritto anche ai ministri dell’Interno, Matteo Salvini e della Giustizia, Alfredo Bonafede che però possono fare ben poco senza la disponibilità del suo paese d’origine.

L’attività dell’Ufficio Immigrazione della questura, nel 2018, ha trattato più di diecimila istanze per il rilascio o rinnovo di permessi di soggiorno, raccolto e istruito istanze di protezione internazionale e adottato provvedimenti di espulsione dal territorio nazionale: sono aumentati infatti, lo scorso anno, sia decreti di espulsione notificati (215), sia gli ordini del questore di lasciare il territorio nazionale (151) con trattenimento presso i centri di permanenza per il rimpatrio.

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