Torna a Rimini la “sirena” di Amarcord, il Nautofono sotto l’albero di Natale

Rimini

RIMINI. Per anni il suo “tuuu” ha accudito intere generazioni di riminesi. Finché nel 2013 è finito in una sorta di “porto delle nebbie”, il peggiore di tutti, quello della burocrazia. Prima zittito e poi abbattuto, il “Nautofono” sta tornando. Usiamo il condizionale per scaramanzia, perché non è la prima volta che sull’onda di una rinnovata euforia, abbiamo detto e scritto: è fatta. Però entro la fine dell’anno il Comune conta di fare un bel regalo alla città.

La “sirena” resa immortale dalle atmosfere di Amarcord, in questi giorni è nelle mani del Consorzio del porto e proprio in queste ore c’è chi sta lavorando alla preparazione di una cerimonia di consegna al Comune. Nel più breve tempo possibile l’amministrazione ha intenzione di portare il prezioso cimelio “dov’era e com’era”, sul lato destro del porto canale. L’idea è quella di farlo cantare entro la fine dell’anno.

La storia del Nautofono è una di quelle che va ad arricchire le leggende di una burocrazia talmente rigida da diventare un ostacolo. Cinque anni fa, infatti, la sirena si è spenta. Come mai? Prima di tutto era finita in avaria e poi gli organi internazionali della navigazione avevano deciso che poteva benissimo andare in pensione, superata dalla tecnologia a bordo di qualunque imbarcazione.

Il sindaco Andrea Gnassi, anche sull’onda di un sentimento cittadino che sfociò in una petizione lanciata sul web, lanciò l’operazione “rimettiamolo al suo posto”. Le difficoltà non sono state poche, dato che alla fine del 2018 siamo ancora qua a parlarne. Gli ostacoli maggiori sono rappresentati dal fatto che più soggetti (in questo caso Comune e MariFari) hanno dovuto dialogare e trovare una strada plausibile per fare passare il Nautofono da una mano all’altra, senza che girasse denaro contante: in questo caso 5.351 euro. Grazie alla “mediazione” del Consorzio del porto, MariFari ha quindi affidato al privato il Nautofono in cambio - si ipotizzava - di due briccole di ormeggio per il Comando Zona Fari di Venezia.

«A volere raccontare tutta la storia del Nautofono viene da ridere - commentò un paio di anni fa il primo cittadino -. Non ci sono grosse cifre in ballo né questioni strategiche per la città, ma solo la volontà dell’amministrazione di non perdere un simbolo. Ci siamo infilati in un meccanismo infernale fatto di rimpalli e lentezze con spreco di tempo e risorse». Calvario che, però, pare finito. Incrociando le dita.

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