Alla fiera green di Rimini Hera presenta il biometano che nasce dai rifiuti organici
Il biometano
Proprio all’ombra dei padiglioni fieristici è avvenuta la presentazione ufficiale del primo impianto italiano per la produzione di biometano dai rifiuti organici. La struttura è stata infatti recentemente inaugurata da Hera a Sant’Agata Bolognese, aggiungendo un altro tassello all’impegno del gruppo nella promozione dell’economia circolare, in linea con gli indirizzi assunti a livello regionale e nazionale, e anche con gli orientamenti di Unione Europea e Nazioni Unite. Frutto di un investimento di 37 milioni di euro, la nuova struttura è in grado di trattare ogni anno fino a 135 mila tonnellate di rifiuti organici, ricavandone 7,5 milioni di metri cubi di biometano, combustibile interamente rinnovabile destinato soprattutto all’autotrazione, e 20 mila tonnellate di compost, un biofertilizzante perfetto per usi agricoli.
Raccolta attenta
L’immagine che emerge dal report “Sulle tracce dei rifiuti” è quella di un territorio virtuoso. Nel territorio servito da Hera la raccolta differenziata supera oggi il 60%, al di sopra della media nazionale, con un dato pro capite che si attesta a 276 chilogrammi di rifiuti per abitante, mentre l’effettivo recupero del materiale raggiunge il 93%. Trova così conferma il ruolo strategico giocato dall’azienda, che ha già raggiunto l’obiettivo del 70% sul riciclo degli imballaggi, superando le previsioni dell’Ue, che ne raccomanda il conseguimento entro il 2030. Manca poco anche per il tasso di riciclo complessivo, che l’Unione Europea ha fissato al 55% entro il 2025 e rispetto al quale Hera si trova già al 48%.
Ognuno faccia la sua parte
Anche sul fronte dell’economia circolare Hera continua a migliorare le performance ambientali e proprio negli ultimi giorni, insieme a 250 aziende internazionali, ha sottoscritto un protocollo per eliminare all’origine l’inquinamento da fonti plastiche. «Quando si parla di rifiuti - commenta Tomaso Tommasi di Vignano, presidente esecutivo del Gruppo Hera - le soluzioni facili non esistono e la strada maestra deve passare attraverso significativi interventi di infrastrutturazione industriale. D’altra parte occorre che anche le istituzioni competenti facciano la loro parte, armonizzando le normative di settore a uno scenario sempre più sfidante, destinato a complicarsi anche in ragione del blocco all’importazione dei rifiuti verso la Cina».