Ponte via Coletti, lunedì inizia la demolizione

Rimini

RIMINI. Mancava solo la scritta: non ti dimenticheremo mai. Poi c’era tutto per l’ultimo saluto al ponte di via Coletti sul fiume Marecchia: “parenti” con il lutto al braccio, manifesti funebri e una corona di fiori collocata nel luogo dell’incidente. Tutto ciò mentre gli operai provavano la tenuta statica del pontile ciclabile e pedonale. Risultato? Abile e arruolato.

Il fatto. Il ponte di via Coletti è pericolante e deve essere abbattuto. Si comincia lunedì, la circolazione viene bloccata (altro articolo in pagina) e nel giro di quattro mesi si costruisce un altro viadotto. Per diminuire i disagi, è stata realizzata una passerella ciclabile e pedonale, così da scongiurare l’isolamento completo di Rivabella. All’inizio della settimana, però, uno dei piloni ha avuto un assestamento, giudicato fisiologico. Il direttore dei lavori ha quindi deciso di fare una prova sotto carico.

Il collaudo. L’ora ics è iniziata nel primo pomeriggio, quando sono partite le operazioni di verifica. Si è andati avanti fino alle otto di sera, arrivando a caricare sulla struttura fino a 25 tonnellate. Responso finale? Tutto a posto, collaudo superato.

Ora pronobis. Mentre il ponte sta camminando verso la fine dei suoi giorni, il Comitato di via Coletti ha celebrato il funerale. Lutto al braccio, cartelli funebri, corteo e qualche lacrima, una cinquantina di persone ha voluto dire addio al proprio amico di vecchia data. «E’ parte della mia vita - ha commentato una signora -. Io qua sotto ci ho giocato da giovane. L’ultimo collaudo è del 1956, è stato un bravo ponte, si è comportato bene».

La referente del Comitato, Laura Zengarini, ha posto l’accento sulle questioni ben note. I disagi alla viabilità. «I ponti si fanno in più modi: metà alla volta, oppure una unica campata per ridurre i lavori a un mese. Per il Trc sono al lavoro 150 persone, si spendono tanti soldi, se ne poteva spendere anche un milione in più per fare prima».

Quindi il pilone che si è mosso. «E’ il giorno del collaudo, gli operai sono ancora là che saldano le staffe affinchè tengano. Speriamo bene».

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