“Rubano” un video erotico a una 15enne e poi lo diffondono in Rete a sua insaputa

Rimini

RIMINI. “Rubano” un video dal contenuto erotico dal telefonino di una quindicenne “distratta” (lo aveva lasciato incustodito) e lo spediscono ai loro amici. Una “bravata” che rischia di costare cara agli incoscienti autori dello “scherzo”. Quelle immagini, infatti, sono circolate su “Whatsapp” e passando di gruppo in gruppo, attraverso una compagna di scuola, sono tornate nelle mani della stessa protagonista.

La vittima, una studentessa come tante altre, è rimasta di sasso: era completamente ignara del “furto”. Non aveva mai condiviso con nessuno il filmato, realizzato da lei mentre era sola e nell’intimità della propria stanza. Frutto dell’ingenuità di una adolescente che, alle prese con la scoperta del proprio corpo, gioca a fare la grande. Adesso delle brutte nubi rischiano di addensarsi sulla sua vita e sui rapporti con gli altri.

Nel tentativo di spazzarle via la madre ha denunciato l’accaduto attraverso l’avvocato Luca Greco. La Dda di Bologna, competente in materia, ha aperto quindi un’inchiesta e delegato le indagini alla sezione riminese della Polizia postale e delle comunicazioni, sempre più spesso alle prese con casi analoghi. L’obiettivo è stroncare la catena di condivisioni prima che il video diventi virale su internet o addirittura approdi su qualche sito porno. L’esposto, basato sulle ricerche della giovanissima e delle sue amiche che si sono improvvisate detective, è infatti così dettagliato da indicare anche i nomi dei presunti responsabili: tre giovani di età compresa tra 20 e 22 anni. Per lei sono perfetti sconosciuti. Come è stato possibile?

Tutto ha inizio parecchie settimane prima della diffusione a scuola del filmato, durante una manifestazione sportiva alla quale la quindicenne assiste come spettatrice. Improvvisamente si accorge di non avere più con sé il telefonino. Si rivolge allo speaker che lancia un appello dall’altoparlante e il cellulare alla fine salta fuori. Le viene restituito, ma nel frattempo dei ragazzi lo avevano raccolto per primi e avevano dato una sbirciata ai contenuti, imbattendosi nel video hard.

Non si sono limitati a guardarlo, ma hanno deciso di replicarlo e tenerselo, evitando però di inviarlo direttamente ai loro numeri (lei se ne sarebbe accorta e avrebbe potuto smascherarli subito). Per non lasciare tracce hanno ripreso il filmato dal display del dispositivo della ragazzina. Poi è stato loro sufficiente un clic silenzioso per girarlo su “Whatsapp” senza pensare al fatto che lei non aveva intenzione di condividerlo, né alle possibili conseguenze. Una malefatta perfetta, se non per il fatto che nel corso della registrazione, in sottofondo, sono rimasti i loro ilari commenti. La quindicenne, risalendo a ritroso la catena delle condivisioni attraverso gli stessi gruppi responsabili della diffusione, non solo ha chiesto a tutti di cancellare i frame rubati per evitare di incappare in guai giudiziari, ma anche una mano per trovare i responsabili. Finché un altro sconosciuto l’ha contattata sui social e le ha scritto: «So chi è uno di loro, ho riconosciuto la sua voce». Affrontato direttamente il ragazzo avrebbe ammesso di essere stato presente, avrebbe fatto il nome dei due che erano con lui quel giorno della manifestazione sportiva, ma negato di aver ripreso e diffuso il filmato. Oltre alla diffamazione aggravata, il terzetto rischia l’incriminazione per pedopornografia via internet.

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