Campo nomadi e microaree, Lega e Comitati: fermate tutto
“Via Islanda addio”
«Siamo stati noi a sollecitare la vice sindaca Lisi ad andare avanti con l’immediata chiusura del campo, perché indecente – incalza il capogruppo della Lega, Marzio Pecci –. Abbiamo proposto una soluzione semplice, immediata e non onerosa che coinvolga le numerose strutture di “recupero e integrazione” presenti sul territorio. Basterebbe la collocazione di un nucleo familiare presso ogni struttura per chiudere via Islanda. Nel frattempo queste persone avrebbero la possibilità di inoltrare domanda per inserirsi nelle liste per l’assegnazione delle case di edilizia residenziale pubblica, esattamente come fanno gli altri cittadini riminesi meno fortunati».
Il caso via Feleto
Come ormai sanno tutti, il progetto del Comune prevede la distribuzione della famiglie nomadi in cinque o sei microaree con casetta prefabbricata. Giovedì sera in consiglio, Matteo Zoccarato (Lega), ha reso noto che una delle aree individuate (via Feleto) non è utilizzabile. In breve: i terreni erano diventati di proprietà comunale nel 1988 a seguito di una lottizzazione abusiva, il privato ha però fatto ricorso e ha avuto ragione. «Oltre al danno, la beffa – aggiunge Zoccarato –. Il Comune è stato condannato a pagare 14mila euro. Si crea un pericoloso precedente. È scontato che i proprietari dei terreni adiacenti a quello espropriato, faranno altrettanto».
La vice sindaca Gloria Lisi ha però replicato. «La particella di via Feleto, individuata come ipotesi per l’ubicazione di una microarea non ha nulla a che fare con gli altri terreni oggetto di un contenzioso legale che va avanti da 30 anni. Le dichiarazioni di Zoccarato sono prive di ogni fondamento, non solo politico ma particellare».
Zoccarato non demorde e chiede comunque di «archiviare il progetto, la giunta Gnassi è irresponsabile».
«Non sono bastate le proteste dei mesi scorsi, i comitati cittadini e le barricate dei residenti – ricorda il segretario provinciale della Lega, Bruno Galli –. Non è bastata la sfiducia inferta dal voto del 4 marzo».
Parola ai cittadini
Il progetto microaree non può non chiamare in causa il Comitato “ProRimini”. La chiusura del campo nomadi viene condivisa, «anche al fine di sottrarre dalla marginalità» gli abitanti, soprattutto minori.
I cittadini contestano però le modalità. «Le criticità consiglierebbero di propendere per soluzioni ben diverse e condivise dalla gente», anziché continuare a sostenere a «testa bassa un progetto insensato, che in alcun modo integrerà i soggetti coinvolti, moltiplicando le spese pubbliche».
ProRimini tende ancora una volta la mano, mantenendo la «disponibilità a un confronto costruttivo per la stesura di un progetto alternativo».
I residenti, inoltre, devono essere coinvolti «prima e non dopo» l’approvazione del progetto, perché «sarebbe un peccato se l’amministrazione si lasciasse sfuggire questa opportunità di rimarginare lo scollamento che si è creato con i cittadini».