Ancora il piromane: roulotte a fuoco. L'ultimo rogo potrebbe smascherarlo
RIMINI. Per smascherare il piromane che da dieci mesi tiene in apprensione la zona dei Casetti avevano piazzato delle telecamere, smontate solo qualche giorno fa dalla polizia che da tempo tiene d’occhio quello che ritiene il sospettato numero uno. Non appena si è abbassata un po’ la guardia, però, il misterioso piromane di mezzanotte è tornato in azione dopo una pausa di oltre due mesi dall’ultima volta. L’acre odore del fumo è arrivato anche alle finestre di un residente, uno di quelli che ormai per la paura dorme tenendo un occhio aperto, che ha dato l’allarme, l’altra sera dopo le 23. «Ci risiamo». I vigili del fuoco ormai sanno dove accorrere per contenere i danni: le fiamme stavolta hanno avvolto una roulotte in un terreno adiacente a via Grottazza. L’uomo che solitamente passa la gran parte del tempo lì dentro, l’altra notte dormiva in un capanno a dieci metri e, almeno apparentemente, non si è accorto di niente. «Siamo corsi a vedere se era lì, perché temevamo fosse nella roulotte», racconta un vicino che vive nella stessa via, quella delle telecamere. «Stavo dormendo», ha spiegato il trentacinquenne che vive facendo piccoli lavoretti. Tutto era cominciato con un altro incendio a una roulotte. Sempre la sua. Sembrò a tutti che fosse scampato per miracolo alle fiamme.
Da allora i residenti nella zona che tengono la contabilità del fuoco hanno contato una quarantina di roghi di origine dolosa. La consapevolezza, maturata nel tempo e avvalorata dagli investigatori della Digos è che dietro ai roghi ci sia un’unica mano. La stessa che nei mesi scorsi ha dato fuoco a un capanno del campo di Don Pippo. Gli abitanti della zona attorno al carcere dei Casetti vigilano e si scambiano informazioni per cercare di dare una mano alla polizia. Lo sconosciuto è stato avvistato più di una volta, ma sempre al buio e da lontano. Complice l’oscurità, la conoscenza dei luoghi e un po’ di fortuna, però, è riuscito sempre ad allontanarsi e a fare perdere le proprie tracce. Non si capisce se a spingerlo ad appiccare il fuoco ad auto, stabili abbandonati, campi, canneti, alberi e sterpaglie sia il senso di sfida alle forze dell’ordine o una patologia. Come tutti i “seriali” potrebbe vivere la pulsione inconscia di voler essere scoperto, magari attraverso un maldestro tentativo di depistaggio. E così, se le ipotesi investigative saranno confermate dai rilievi tecnici in corso, tutto potrebbe finire una volta per tutte dove era cominciato. A “casa” del potenziale indiziato. Oppure si dovrà ricominciare daccapo, servizi mirati e telecamere comprese.